La combinazione tra guerra in Ucraina, che ha chiuso alcuni corridoi terrestri, e il crollo dei noli marittimi ha trascinato in basso i volumi delle merci trasportate su ferrovia dalla Cina all’Europa attraverso la rotta settentrionale, che era considerata quella principale. Lo mostra una ricerca di Upply, secondo cui nel 2022 tali volumi sono scesi di ben il 34%, con una lievissima differenza tra i flussi in direzione ovest (-33%) e quelli verso est (-35%). Se da un lato c’è stata una contrazione, dall’altro è aumentata la diversificazione dei carichi. L’interdizione dei transiti in Ucraina ha anche cambiato gli equilibri delle destinazioni europee.
Ne beneficiano la Polonia (dove nel 2022 la quota degli arrivi è aumentata dal 50% al 64%, superando il 70% nell’ultimo trimestre dell’anno) e l’Ungheria, che sta investendo notevoli risorse per diventare uno hub nei trasporti terrestri tra Asia ed Europa. Verso est, le deviazioni hanno beneficiato soprattutto la Germania, che nel 2022 ha aumentato la quota dei flussi dal 66% all’80%.
Upply rileva anche una diversa modulazione delle merci: in direzione ovest, la quota di macchinari è scesa dal 44% nel 2021 al 37%, mentre la percentuale del settore chimico, che nel 2022 riguardava meno del 3%, è salita nel 2022 al 7%. In direzione est, l'industria automobilistica ha contribuito con l'11%, in calo rispetto al 16% nel 2021, mentre la quota di alimenti trasformati è aumentata dal 4% al 9%.
Entrando più profondamente nelle differenze tra i flussi dalla Cina all’Europa e quelli in direzione inversa. Upply sottolinea che i primi hanno avuto nei dodici mesi dello scorso anno un andamento molto fluttuante. Già a febbraio, allo scoppio della guerra, è cominciato un calo, che si è accentuato ad aprile, con poco più di 15mila teu a fronte dei 30mila di gennaio. Poi il grafico è risalito progressivamente fino ad agosto per scendere fino a dicembre, quando si sono raggiunti circa i valori di aprile. La fluttuazione è evidente soprattutto per i treni diretti in Polonia.
La volatilità dei volumi ferroviari da est a ovest dipende anche dall’andamento delle rotte marittime. Nei primi mesi del 2022 i noli marittimi hanno cominciato a diminuire, restando comunque a livelli relativamente elevati e in questo periodo, a parte lo shock della guerra, il treno ha mantenuto attrattiva. Nella seconda metà dell’anno, invece, il crollo dei noli marittimi e l’aumento della puntualità delle portacontainer ha spostato volumi dalla terra al mare.
Il trasporto ferroviario da ovest verso est è stato invece meno ondulatorio. Il calo causato dalla guerra è stato più contenuto (da circa 17mila teu di gennaio a circa 12mila teu di aprile), per poi scendere a maggio a circa 9.000 teu e oscillare tra questa cifra e 11mila teu fino a dicembre. C’è un’interessante eccezione che riguarda il trasporto su treno di latte in polvere, aumentato nell’anno del 52%. Una spiegazione è il trasferimento di questo prodotto dall’aereo alla ferrovia a causa del blocco dello spazio aereo russo.
La ricerca di Upply azzarda alcune previsioni per il 2023, anno in cui dovrebbe esserci un “adattamento alla nuova realtà”. Potranno aumentare i volumi delle merci dalla Cina, soprattutto nella seconda metà dell’anno. Resta l’incognita della guerra e dell’inflazione, che condiziona la domanda di merci in Europa. Un altro fattore nuovo è il cambiamento della catena di approvvigionamento europea, che in futuro sarà più diversificata. Sta anche crescendo il trasporto ferroviario legato al commercio elettronico, di cui sta beneficiando Liegi. Un altro prodotto che potrà scegliere la rotaia da est a ovest è il veicolo elettrico.