Dopo la pubblicazione dell’articolo del 23 agosto 2021 sul terminal di Marzaglia, Terminali Italia (società terminalista controllata da Rete Ferroviaria Italiana, del Gruppo Ferrovie Italiane) ha scritto alla redazione di TrasportoEuropa, tramite la responsabile commerciale Federica Ceccato. Nell’introduzione si legge che nell’articolo si “evincono molte imprecisioni, falsità e soprattutto strumentalizzazioni che Terminali Italia non ha gradito”, chiedendo di rettificare alcuni contenuti. Riportiamo le richieste della società, con le precisazioni della redazione.
Per la frase “Dopo una lunga gestazione e un avvio tutt’altro che brillante”, Terminali Italia chiede di giustificare tale opinione. Risponde l’autore dell’articolo, Piermario Curti Sacchi: “Secondo i progetti originali, il via allo scalo di Marzaglia era previsto per il 2004. I lavori, con committente Rfi, sono iniziati ai primi di ottobre 2005. L’apertura all’esercizio ferroviario era prevista per fasi, ma tra lo stop ai cantieri e difficoltà burocratiche i cantieri si sono trascinati per anni, a tal punto che il primo treno, che di fatto ha suggellato l’operatività dello scalo, è arrivato solo nel gennaio 2019, quindi a quasi 14 anni dal primo tradizionale colpo di piccone. Si tratta di una classica storia all’italiana, che tra progetti, reperimento dei finanziamenti e lavori comporta un allungamento dei tempi a discapito della funzionalità della struttura. Fortunatamente Marzaglia, la cui operatività ora tutti riconoscono, è una storia di successo. Ma non sempre in passato in casa delle Ferrovie gli investimenti sono stati altrettanto oculati. Come non ricordare il buco nero di Domo II, uno scalo costato circa 500 miliardi di lire al contribuente italiano, realizzato quando tutti i presupposti erano venuti meno e che solo ora riesce parzialmente a trovare un suo ruolo, o il Parco Roja a Ventimiglia addirittura riconvertito ad altri usi urbanistici”.
Per la frase “nato come scalo tradizionale per il trasporto a carro di materie prime come l’argilla per l’industria delle piastrelle”, Terminal Italia afferma: “Il terminal non è stato costruito per il traffico convenzionale, ma circa 3 anni fa sono stati appoggiati dei treni di con quel tipo di traffico prima che a Terminali Italia fosse affidata la gestione; inoltre, questi treni di convenzionale sono stati appoggiati perché nei terminal limitrofi, dedicati al traffico convenzionale, non avevano trovato spazio. Il terminal di Marzaglia è un terminal intermodale”. Che il terminal di Marzaglia sia stato concepito anche per il trasporto intermodale TrasportoEuropa lo ha scritto in questo articolo del 16 gennaio 2019 riportando le dichiarazioni dell’allora sottosegretario ai Trasporti Michele Dall’Orco (mai smentite) secondo cui: “Rete Ferroviaria Italiana ci ha infatti confermato che l'attivazione della prima fase, ossia di tre binari destinati a traffici di tipo tradizionale, è avvenuta a fine dicembre 2018 e l'avvio del servizio da parte dell'impresa ferroviaria DB Cargo è previsto a partire da inizio gennaio". Nello stesso articolo, il sottosegretario aggiunge che "il gestore dell'infrastruttura ci ha anche confermato che i lavori per l'attivazione della seconda fase, che prevede altri quattro binari destinati a traffici di tipo combinato, procedono regolarmente e hanno come orizzonte temporale dicembre 2019". Quindi ciò che è scritto nel nostro articolo è conforme alla realtà, ossia nella prima fase il terminal ha iniziato l’attività (“è nato”) nel trasporto convenzionale (di cui riferisce l’articolo del 16 gennaio 2019) e poi ha avviato quella dei container (come riferisce l’articolo di TrasportoEuropa del 27 gennaio 2021). Quindi i lettori di TrasportoEuropa sono stati informati in modo tempestivo, completo e corretto sull’intera evoluzione del terminal di Marzaglia e tali informazioni non contrastano con quelle dell’articolo del 23 agosto 2021.
Per la frase “secondo fonti Terminali Italia” la società scrive: “Sono l’unica deputata a rilasciare dichiarazioni alla stampa e non sono stata contattata dalla sua redazione, quindi chi sono le fonti di Terminali Italia? Sono forse delle chiacchiere da bar?”. In questo caso la fonte è la serie di slide che hanno illustrato l’intervento dell’amministratore delegato di Terminali Italia, Giuseppe Acquaro, all’evento organizzato il 9 luglio 2021 dal Collegio Ingegneri Ferroviari, che si poteva seguire anche online e che si trovano all’indirizzo http://www.cifi.it/UplDocumenti/Bologna09072021/Slide%20Acquaro.pdf.
Riguardo alla frase “c’è l’obiettivo di sviluppare anche servizi intermodali terrestri verso il nord Europa”, Terminali Italia scrive: “Lo sviluppo del traffico verso il nord Europa è già attivato da Gennaio 2021 e dal prossimo mese ci sarà un forte incremento, ergo supereremo di gran lunga le previsioni fatte dal suo giornalista….”. TrasportoEuropa ha scritto dell’avvio del treno container per Lubecca nel citato articolo del 27 gennaio 2021. Nella slide numero 11 dell’intervento di Acquaro si legge: “Attivazione novembre 2020. In poco meno acquisiti traffici marittimi per un totale di 30 coppie/week (da settembre 2022). Stiamo sviluppando anche una quota di produzione intermodale terrestre verso il nord Europa. Produzione prevista per il 2021: 70.000 TEU (circa 2000 treni/anno con un abbattimento di CO2 pari a circa 22 mln di CO2/anno)”. Questi sono esattamente i concetti riportati nell’articolo.
Riguardo all’intero ultimo paragrafo dell’articolo: “Resta per ora solo un’idea, per la scarsa sensibilità politica verso questo progetto, l’ipotesi di un collegamento ferroviario diretto ed elettrificato con la vicina Dinazzano in modo da mettere in rete le piattaforme merci dell’area reggiano-modenese che comprendono anche il terminal di Rubiera. Dinazzano Scalo, ubicato nel comune di Casalgrande, insieme allo scalo ferroviario merci di Guastalla San Giacomo, sono gestiti da Dinazzano Po, la società costituita nel 2002 dall’Azienda dei trasporti di Reggio Emilia, oggi Tper, che nel 2012 ha conseguito anche la licenza di impresa ferroviaria merci. In forte sviluppo, ha arricchito il proprio parco con l’acquisizione di moderni e potenti locomotori da manovra prodotti dalla società ceca Cz Loko. Ciò ha reso possibile la cessione dei mezzi, ormai inadeguati, utilizzati nella prima fase operativa”, Terminali Italia scrive: “Se quello che si voleva evidenziare è il contenuto delle ultime 4 righe, l’articolo poteva essere scritto senza vomitare inesattezze e strumentalizzando i lettori, la vostra redazione si sarebbe potuta rivolgere a Terminali Italia e si sarebbe fatto un articolo credibile e di effetto”. A prescindere dal fatto che questo testo non si riferisce ad attività di stretta competenza di Terminali Italia, ma a scelte politiche ed eventualmente ad altre società, il fatto che sia posto alla fine dell’articolo mostra chiaramente che non è quello che l’autore voleva evidenziare. Che poi manchi la volontà politica di realizzare tale intervento è un dato incontrovertibile, poiché non è stato ancora avviato.
Tutto ciò mostra che le informazioni dell’articolo sono tutt’altro che “false e imprecise” e che l’autore non “vomita inesattezze” e non “strumentalizza i lettori” (per quale fine non si comprende), perché provenienti da fonti primarie e pubbliche, una delle quali è lo stesso amministratore delegato della società. Ovviamente in futuro, se e quando lo riterremo utile ai fini dell’articolo, ci rivolgeremo anche all’ufficio commerciale di Terminali Italia. Ci spiace che Terminali Italia non abbia gradito questo articolo, ma lo scopo dei nostri articoli non è il gradimento delle società di cui parliamo, bensì un’informazione corretta e tempestiva per tutti gli operatori del settore.
Michele Latorre