Ecco un'altra dimostrazione della corruzione che per decenni ha infestato i cantieri dell'autostrada A3. È un'inchiesta iniziata nel maggio del 2016 su un appalto dell'Anas da 61 milioni di euro su cui la Procura di Vibo Valentia ha rilevato numerose irregolarità, tra cui gravi reati: truffa e frodi nelle pubbliche forniture; false certificazioni di lavori mai effettivamente eseguiti, eseguiti solo in parte o eseguiti in grave difformità rispetto alle previsioni contrattuali; alterazioni della contabilità lavori; omissioni, da parte degli organi della Stazione Appaltante, di verifiche e controlli.
Secondo gli inquirenti, le società che hanno ottenuto l'appalto per i lavori tra Mileto e Rosarno avrebbero guadagnato somme non dovute per 12.756.000 euro. Soldi sottratti allo Stato, ma c'è di peggio, perché le opere così eseguite potrebbero essere potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica, spiega la Guardia di Finanza. Infatti, i cantieri operavano in un'area ad elevato rischio idraulico/idrogeologico, che non è stato considerato nella fase di progettazione.
Perciò, la Magistratura ha sequestrato non solo il tratto autostradale interessato, ma anche aree e strade provinciali limitrofe, per svolgere perizie. In tal caso, potrebbe configurarsi il reato di crollo o disastro colposo. Un altro reato contestato dagli inquirenti riguarda lo smaltimento dei rifiuti speciali di lavorazione, che non sarebbe mai avvenuto in modo regolare, nonostante la produzione di documenti (ritenuti falsi) che attestano la regolarità delle operazioni. Solo per queste irregolarità, gli inquirenti hanno attuato un sequestro preventivo di 400mila euro.
Al termine dell'indagine, la Finanza ha indagato quindici persone, tra responsabili d'imprese operanti nel settore dei lavori autostradali, dipendenti di queste imprese e funzionari dell'Anas. A queste persone sono imputati, a vario titolo, le ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni di Ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture, falso ideologico in atto pubblico, attentato alla sicurezza dei trasporti e abuso d'ufficio. Per nove persone, quattro imprenditori e cinque funzionari dell'Anas, i militi hanno eseguito ordinanze di custodia cautelare.
L'operazione ha prodotto anche al sequestro preventivo di beni per un valore di 12.756.281,29 euro, corrispondente al profitto dei reati contestati. I destinatari del provvedimento di sequestro sono tre imprese che hanno preso parte alla realizzazione dei lavori nonché, a titolo personale, i relativi amministratori e rappresentanti legali. Inoltre, a queste imprese il Giudice ha applicato una misura interdittiva, che vieta loro di stipulare contratti con qualsiasi Pubblica Amministrazione per un anno.
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