Il presidente di Confartigianato Trasporti, Amedeo Genedani, contesta per prima cosa la giustificazione fornita dal Governo per il consistente aumento di alcuni pedaggi autostradali: "Fonti governative giustificano gli aumenti affermando che erano previsti dalle Convenzioni Uniche stipulate dal 2007 unitamente alle Delibere Cipe. Tali delibere avevano stabilito le formule tariffarie ed i criteri di calcolo per determinare gli aumenti dei pedaggi prendendo in considerazione i parametri legati all'inflazione, alla qualità, al recupero della produttività nonché agli investimenti. La spesa per investimenti privati sostenuti dalle società concessionarie – prelevandoli dall'utenza - nel periodo che va da ottobre 2016 a settembre 2017, è stata pari a 755,916 milioni di euro. Quindi cade il castello delle giustificazioni adottate".
A prescindere da questi calcoli, Confartigianto Trasporti si oppone agli aumenti anche perché aumentando i costi esterni delle imprese di autotrasporto merci si frena lo sviluppo economico. E non serve neppure invocare un'eventuale alternativa alla strada: "Allo stato attuale il trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia risulta difficoltoso e poco praticabile, nonostante sia incentivo in alcune aree sino a 2,50 euro al chilometro. Costi superiori, tempi di attesa e trasferimento delle merci non sono compatibili con le richieste della committenza e del mercato che impongono consegne in tempi rapidissimi", precisa Genedani.
Conftrasporto aggiunge anche che gli aumenti dei pedaggi non si possono riversare sulle tariffe dell'autotrasporto. Genedani chiede quindi un intervento immediato del Governo "per calmierare queste stangate, altrimenti non ci si stupisca se le aziende di trasporto decideranno di abbandonare gli itinerari autostradali per percorrere la viabilità ordinaria con negative conseguenze sulla sicurezza sociale e sulla congestione delle strade provinciali".
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