Intesa Sanpaolo sta cercando un nuovo socio che assuma il controllo della società autostradale, anche se non potrà slegarsi completamente dal destino dell'A35, essendo anche il principale finanziatore privato della sua costruzione e, quindi, un suo creditore. Ma non sarà facile trovare un acquirente, perché anche nel 2015 la Brebemi Spa (di cui Autostrade Lombarde possiede il 78,98% del capitale) ha registrato una perdita d'esercizio di 68,9 milioni di euro, causando una riduzione del capitale sociale di un terzo.
L'uscita d'Intesa Sanpaolo, che dovrebbe avvenire entro la fine del prossimo anno, non è una buona notizia per l'autostrada A35, che è stata propagandata come il primo caso di finanziamento completamente privato di un'infrastruttura autostradale, ma che che mostrando una realtà diversa, a causa dell'incremento dei costi di costruzione - passati da un preventivo di 700 milioni a un consuntivo di 1,6 miliardi - e dello scarso traffico, che anche dopo la connessione alla Teem è un terzo di quello preventivato, ossia circa 20mila veicoli al giorno a fronte di 60mila.
Così, per mantenere in vita la Brebemi i soci hanno cominciato a chieder quattrini alla cassa pubblica, che ha prontamente risposto: la Regione Lombardia ha stanziato 60 milioni (20 milioni l'anno dal 2015 al 2017) e la Legge di Stabilità altri 260 milioni (20 milioni l'anno dal 2017 al 2031). Inoltre, la società chiede 500 milioni di defiscalizzazione. Ma questo non è nulla in confronto a quanto lo Stato dovrebbe pagare se la società autostradale fallisse: infatti, nella convenzione firmata dal ministero dei Trasporti lo Stato copre un eventuale buco con una fideiussione.
Che cosa potrebbe attrarre un nuovo socio? Forse la speranza che nei prossimi trent'anni il traffico aumenti (grazie anche alle speculazioni edilizie che potrebbero sorgere lungo l'asse autostradale) e magari anche la prospettiva d'incassare al termine della concessione (nel frattempo prolungata fino gennaio 2040) una parte consistente del miliardo e duecento milioni che lo Stato dovrà pagare, sempre secondo la concessione, ai soci come indennizzo per le opere non ammortizzate.
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