Si allontanano i tempi per la riapertura della ferrovia del Frejus, la linea transfrontaliera tra Italia e Francia interrotta a causa di una frana caduta a fine estate 2023 poco dopo Modane. Da una parete della montagna di La Praz il 27 agosto si erano staccati 15 mila metri cubi di rocce finiti sulla ferrovia, sulla strada dipartimentale a sull’autostrada A43 della Maurienne. Quest’ultima in tempi relativamente brevi è stata riaperta anche se percorribile su due sole corsie. Il ripristino della ferrovia è apparso subito più problematico in quanto dalle prime verifiche risultava lesionata la galleria nel territorio di Freney.
I lavori sono coordinati dal gestore della rete ferroviaria francese Sncf Réseau, che il 26 gennaio 2024 ha prospettato una tempistica molto meno ottimistica rispetto alle prime stime secondo le quali gli interventi di ripristino si sarebbero conclusi tra l’estate e l’autunno del 2024. La società ha confermato che si procede alacremente per la messa in sicurezza del versante franato della montagna ma che i cantieri per la riapertura della galleria ferroviaria saranno avviati solo in autunno.
In un’intervista concessa al quotidiano francese Les Echos, Emmanuel Manier, capo della direzione ingegneria delle ferrovie francesi per la regione sud-est, ha ammesso che “non sappiamo ancora se si potrà salvare la galleria, lo scopriremo tra qualche settimana. Qualora dovessimo ricostruire la galleria ci vorranno altri diciotto mesi di lavori”. Se così fosse si rischia addirittura di spostare in avanti il calendario della riapertura della ferrovia internazionale tra il 2025 e il 2026.
Le ferrovie francesi fanno presente che il tunnel praticamente non è cambiato da quando è stato scavato alla fine dell’Ottocento, quindi si tratta di un’infrastruttura molto datata e soggetta ad alti rischi. Solo dopo aver rimosso tutti i detriti sarà possibile fare una verifica puntuale della situazione e degli eventuali danni subiti a causa dell’impatto con l’enorme massa rocciosa. Nella migliore delle ipotesi si arriva comunque a parlare di orizzonte 2025.
Quanto accaduto durante l’estate 2023 sottolinea ancora una volta i limiti della ferrovia internazionale del Frejus, dal tracciato ottocentesco, particolarmente acclive e non più adeguato alle attuali esigenze dei trasporti merci e passeggeri, nonostante gli interventi di potenziamento messi in atto nel corso degli anni. Quando venne completata nel 1871 questa ferrovia era una delle opere più ardite nel suo genere, ma già a pochi anni di distanza venivano evidenziati i suoi limiti, a dispetto di quanti ora si oppongono alla costruzione della nuova direttrice transfrontaliera.
Fin dai primi mesi del 1907 era stato costituito a Torino un Comitato pro-Cenisio che si proponeva di promuovere la costruzione di una variante della ferrovia, ma tutto si fermò a causa della guerra mondiale. Ma subito dopo, a partire dagli anni Venti del Novecento si parlava già di tunnel di base con il progetto degli ingegneri Bianchi e Cauda che prevedevano una galleria di valico di 36 chilometri.
Piermario Curti Sacchi