Per ora, le opere avviate sono poco più che simboliche, come precisa l'agenzia Reuters, perché consistono nella costruzione di una strada per il trasporto delle attrezzature necessarie a realizzare il porto di sbocco sulla costa pacifica. Ma il Governo e le imprese cinesi interessate al progetto si mostrano convinte nell'attuare il secondo taglio del continente americano tra Pacifico e Atlantico. Un progetto che prima ancora di essere economico è geo-politico, perché, se attuato, fornirà alla Cina un'importante testa di ponte nel continente.
Il progetto prevede un canale lungo 278 chilometri che potrebbe diventare operativo nel 2020. Lo realizzerà il conglomerato cinese HK Nicaragua Canal Development Investment, che ha sede a Hong Kong e che è sorto proprio per tale progetto. Al vertice dell'azienda c'è il magnate cinese Wang Jing, ritenuto collegato ai vertici politici della Cina. Secondo il programma, gli scavi veri e propri dovrebbero iniziare nel terzo trimestre del 2015 ed entro la fine di quell'anno sarà avviata la gara per la progettazione delle chiuse.
Contro il progetto si sono mossi gli ambientalisti, che lo ritengono disastroso per il delicato ecosistema nicaraguense, in particolare per quello del Lago Nicaragua, una fonte vitale di acqua dolce che sarebbe attraversata dalle navi. Alcuni analisti sono scettici dal punto di vista economico, perché ritengono l'opera molto più costosa di quanto dichiarato, tenendo conto che il Nicaragua è il secondo Paese più povero dell'America, dopo Haiti. Ci sono i fondi cinesi, ma affidarsi solo a quelli può diventare pericoloso per l'autonomia del Paese, senza parlare della possibilità che si muova il gigante statunitense, che non vuole vedere gli asiatici dominare una via strategica a pochi passi dalle sue frontiere meridionali.
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