Torna per la terza volta dal 14 agosto 2018 il sospetto che un veicolo industriale possa avere in qualche modo contribuito al crollo del ponte Morandi. Secondo un articolo del quotidiano genovese Secolo XIX del 13 ottobre 2018, il pubblico ministero Walter Cotugno ha incaricato la Guardia di Finanza di sequestrare i resti di due autoarticolati precipitati durante il crollo del ponte, per stabilire, speriamo una volta per tutte, che sono estranei alle cause del disastro. Il primo veicolo è quello guidato da Giovanni Lorenzetti, sopravvissuto all'incidente, che trasportava un coil prelevato allo stabilimento Ilva genovese e diretto a quello di Novi Ligure. L'autista ha già dichiarato che la massa complessiva dell'autoarticolato rientrava nel limite di 44 tonnellate previsto dal Codice della Strada, anche perché controllato all'uscita dallo stabilimento. Il secondo camion sequestrato è quello che ospitava due autisti rumeni - Marian Rosca e Anatoli Malai – entrambi morti nell'incidente e che era carico di prodotti alimentari, che difficilmente avrebbero potuto superare i limiti sui pesi.
La tesi che un veicolo industriale possa avere dato il colpo di grazia al ponte è puramente teorica, perché, anche se avesse viaggiato in sovraccarico, il suo peso sarebbe stato irrilevante per l'opera. Inoltre, al momento del crollo stavano passando pochi camion rispetto al traffico normale diurno, quindi anche la loro massa complessiva sarebbe stata poco rilevante. È noto che in altri momenti sul ponte genovese transitavano, o perfino sostavano in coda, decine di autoveicoli, tra cui molti industriali, senza alcun cedimento. Da quanto emerge dall'articolo del Secolo XIX, il sequestro dei due veicoli servirebbe a escludere la loro estraneità nel caso alcuni avvocati degli indagati intendessero sollevare dubbi durante le fasi successive dell'inchiesta.
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