Il 6 settembre 2021 il giudice monocratico del Tribunale di Lecco, Enrico Manzi, ha letto la sentenza del processo a quattro imputati accusati di essere responsabili del crollo del cavalcavia di Annone Brianza, che il 28 ottobre 2016 causò la morte di un automobilista, Claudio Bertini, che stava viaggiando sulla Statale 36. Il giudice ha condannato tre imputati (due funzionari della Provincia di Lecco e un dirigente dell’Anas) con pene varianti da tre anni a tre anni e otto mesi (più leggere di quelle chieste dal pubblico ministero) e ha assolto una funzionaria della Provincia di Bergamo (per cui l’accusa aveva chiesto una condanna a due anni).
Ricordiamo che il viadotto di Annone Brianza crollò mentre sopra stava transitando un veicolo industriale che trasportava coils in regime eccezionale (con una massa complessiva intorno a 108 tonnellate). L’autista uscì indenne dall’incidente e l’impresa di autotrasporto venne esclusa dalle indagini perché aveva una regolare autorizzazione a quel tipo di trasporto. L’imputata assolta è proprio la responsabile dell’ufficio che rilasciò l’autorizzazione all’autotrasportatore, provvedimento che secondo il giudice non costituisce reato.
Nella sentenza, il giudice ha riqualificato il reato da omicidio e lesioni colpose a omicidio stradale e lesioni stradali e ha contestato quello di disastro colposo. In questo modo è raddoppiato il tempo della prescrizione. Inoltre, il magistrato ha rinviato gli atti alla Procura per svolgere ulteriori accertamenti su eventuali altre persone coinvolte. Gli avvocati dei tre condannati hanno annunciato il ricorso in appello.
Durante il processo, il consulente della procura di Lecco – professor Mario Di Prisco del Politecnico di Milano – ha dichiarato che si poteva evitare il crollo del ponte con una telefonata. Sul transito dei trasporti eccezionali, il professore ha affermato che non andava permesso oltre le 44 tonnellate perché il ponte era lesionato e in questo caso la responsabilità è stata della provincia di Lecco che non ha installato un cartello che limitava il transito ai veicoli sopra le 44 ton. Secondo il consulente, la Provincia rilasciava le autorizzazioni eccezionali senza controlli.