Contship Italia ha pubblicato uno studio dedicato al trasporto stradale di merci, che analizza le criticità con cui il comparto è alle prese e propone una possibile via d'uscita. Nell'ultima parte di questo paper intitolato "L'autotrasporto italiano tra crisi congiunturale, competizione internazionale e nuovi modelli di business" si legge: "Per i decisori politici nazionali e comunitari diventa fondamentale aprire un dialogo costruttivo con il mondo dell'industria, i rappresentanti delle imprese di autotrasporto e il mondo della logistica, con particolare attenzione alle istanze degli operatori intermodali, che già oggi sono impegnati nello sviluppo commerciale di alternative ferroviarie. Alla politica spetta il compito di stimolare un dibattito serio e fattuale, sulla necessità di perseguire un sostanziale sviluppo infrastrutturale; parallelamente, occorre introdurre i giusti incentivi per orientare gli investimenti verso le modalità di trasporto più sostenibili, rendendo sempre più competitive le soluzioni che riducono la congestione stradale, l'inquinamento e l'esternalità negative legate all'abuso della modalità stradale".
Più nel dettaglio, il riferimento è ad esempio "alle agevolazioni mirate in maniera specifica all'acquisto di mezzi dedicati all'intermodalità, all'estensione delle fasce orarie di circolazione anche ai weekend per i mezzi in transito da e verso i terminal intermodali e alla semplificazione nella gestione documentale delle unità di carico che comportano un superamento delle 44 tonnellate su strada, attualmente assimilate in tutto e per tutto ai trasporti eccezionali, per i quali sono necessari permessi speciali, scorte dedicate e notifiche del percorso del carico".
La fotografia dell'autotrasporto merci che emerge dallo studio di Contship raffigura un comparto che continua a veder deteriorare i margini di guadagno e ridursi la propria quota di mercato a livello continentale. Nei prossimi anni, inoltre, le aspettative sono preoccupanti in primis per la mancanza di personale specializzato e, secondo la testi sostenuta dagli analisti, una delle possibili soluzioni è rappresentata dall'intermodalità ferroviaria che in Italia ha però necessità di essere in qualche maniera incentivata.
I numeri dicono che in Europa tre quarti del trasporto merci terrestre viaggia su strada (76,4%) e meno di un quinto (17,4%) su ferrovia; la quota restante (6,2%) si muove attraverso vie d'acqua interne. In Italia, quest'ultima modalità non è utilizzata, e lo split modale è ancor più sbilanciato a favore del trasporto stradale: 85,5% contro 14,5%. Secondo i dati Istat nel 2016, il trasporto italiano ha movimentato su scala nazionale 881.330 migliaia di tonnellate di merce, totalizzando oltre 100.200 milioni di tonnellate-kilometro, con una distanza media percorsa per ogni viaggio pari a 114 km. Per quanto riguarda le attività di trasporto internazionale, effettuate da aziende italiane, si parla invece di 20.170 migliaia di tonnellate movimentate e 12.355 milioni di tonnellate-kilometro, con una distanza media percorsa per ogni viaggio che supera i 600 km. La maggioranza delle merci attraversa le Alpi da e verso l'Austria (126,5 milioni di tonnellate, pari al 60% del totale). Francia e Svizzera registrano una quota inferiore (42,4 e 40,5 milioni di tonnellate, corrispondenti al 20% e al 19% del totale).
In questo contesto competitivo, l'Italia continua a soffrire di un costante aumento dei costi e di una progressiva riduzione della competitività: il costo per chilometro del trasporto pesante italiano (escludendo i costi strutturali) resta uno dei più alti in Europa. Gli operatori italiani hanno registrato tra il 2008 e il 2016 un calo del volume d'affari del 5% a livello nazionale, e del 10% a livello internazionale. Da notare che il 90% circa dell'attività di trasporto pesante dei trasportatori italiani ha luogo all'interno dei confini nazionali, e solo il 10% riguarda traffici internazionali.
Nicola Capuzzo
TESTO INTEGRALE DEL PAPER CONTSHIP SU TRASPORTO IN ITALIA
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