Secondo il rapporto annuale di Everstream Analytics del 2024, il cambiamento climatico sarà la principale causa d’interruzione della supply chain nella logistica per il 2024, superando le normative ambientali e la guerra commerciale tra Usa e Cina. Dal freddo estremo che, solo negli Stati Uniti, causa una perdita di 3,5 miliardi di dollari all’anno, alle estati torride con rischio di inondazioni e tempeste, le condizioni meteo avverse sempre più frequenti provocano costi e ritardi che si ripercuotono su tutta la catena di approvvigionamento.
Gli analisti prevedono che eventi meteo come uragani, tempeste invernali, incendi e alluvioni saranno le principali cause d’interruzione per le catene di approvvigionamento nell'anno in corso. Il rapporto, realizzato sfruttando una combinazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, porta come esempio il Canale di Panama, che sta vivendo la peggior siccità dal 1950, costringendo a limitare il numero di navi che possono attraversarlo giornalmente.
Per quanto riguarda uragani, tempeste e bombe d’acqua, sono eloquenti alcuni dati provenienti dagli Stati Uniti sulle calamità degli scorsi anni. L'uragano Ian, che ha colpito la California nel settembre del 2022, ha causato una diminuzione del 75% delle spedizioni rispetto alle settimane precedenti. Le consegne effettuate hanno visto un aumento medio dei tempi di spedizione di 2,5 giorni. In Texas, dall'11 al 20 febbraio 2021, un'ondata di freddo intenso ha causato un ritardo medio nelle consegne di quasi due giorni. Un anno dopo, a Buffalo, il gelo natalizio durato dal 21 al 26 dicembre ha causato una diminuzione del 40% delle spedizioni rispetto alle settimane precedenti. Gli incendi del giugno 2023 in Canada hanno provocato scarsa visibilità fino a Chicago e New York, ritardando le consegne fino a due giorni.
"Il cambiamento climatico è una grande sfida che il settore della logistica sta già affrontando”, spiega Andrea Franceschelli, vicepresidente Della società logistica Due Torri. “Situazioni estreme possono mettere a rischio la filiera, per questo bisogna farsi trovare pronti. Da un lato è importante investire in tecnologie sostenibili, dall'altro sviluppare piani di emergenza per gestire le interruzioni della catena d’approvvigionamento".
Durante l’estate, il rischio d’inondazioni è particolarmente preoccupante poiché può danneggiare strade, ponti, ferrovie, magazzini e altri beni infrastrutturali cruciali per la logistica. Il caldo estremo, inoltre, può compromettere articoli deperibili come frutta, verdura, prodotti farmaceutici e latticini, altamente sensibili alle fluttuazioni di temperatura. Mantenere una temperatura controllata lungo tutta la catena d’approvvigionamento diventa quindi una sfida fondamentale per garantire che questi prodotti raggiungano i consumatori in condizioni ottimali. Anche il trasporto su nave è a rischio durante i mesi estivi a causa dei cicloni tropicali che possono chiudere i porti e rendere la navigazione pericolosa.
Secondo Forbes, eventi meteorologici estremi come forti precipitazioni, bufere di neve e venti forti causano in media il 23% di tutti i ritardi nel trasporto su camion negli Stati Uniti, costando all'industria quasi 3,5 miliardi di dollari all'anno. I costi di riparazione per danni a infrastrutture e merci, l'aumento dei premi assicurativi e la perdita di vendite a causa di ritardi nelle consegne sono ulteriori conseguenze. Infine, il meteo estremo può creare condizioni di lavoro pericolose per i lavoratori del settore logistico, aumentando il rischio d’incidenti e infortuni.
Ecco allora, dagli esperti di Due Torri, cinque consigli per non farsi trovare impreparati di fronte al cambiamento climatico nel settore del trasporto delle merci: ottimizzare le rotte; migliorare gli strumenti di previsioni metereologiche; promuovere la sostenibilità; rafforzare infrastrutture e magazzini; creare piani dettagliati.