Il caso dell'esclusione delle navi e degli aerei, che sono tra i principali produttori di CO2, dalle misure contro la produzione di gas serra è indicativo sui compromessi al ribasso raggiunti a Parigi. La prima bozza dell'accordo includeva i trasporti aerei e marittimi tra le attività che dovranno assoggettarsi a una limitazione dei gas serra, ma nella bozza successiva sono scomparsi. Poche ore prima della firma del testo definitivo, l'associazione degli armatori europei Ecsa ha lanciato un appello per reintrodurre il trasporto marittimo, cosa che però non è avvenuta.
La situazione resta come prima di COP21, ossia con alcune regioni, come l'Europa, che hanno già attuato misure per il contenimento dell'inquinamento delle navi e altre che non pongono alcun limite. E pare che proprio alcuni Paesi di queste ultime abbiamo premuto sulla IMO per escludere dall'accordo aerei e navi. Ora, però, si crea un grave squilibrio che influirà non solamente sulla lotta contro l'aumento della temperatura media del pianeta, ma anche nello shipping globale che, secondo una ricerca dell'Unione Europea, causa il 17% delle emissioni di gas serra.
Per esempio, secondo John Kornerup Bang, consigliere climatico di Maersk, la mancanza di una strategia globale per la riduzione dei gas serra nel trasporto marittimo incoraggerà le compagnie marittime a spostare le navi nei Paesi che hanno meno limitazioni e ritarderà l'introduzione di nuove tecnologie che riducono i consumi di carburante.
Secondo Victoria Stulgis dell'associazione Carbon War Room, il trasporto marittimo produce globalmente la stessa quantità di CO2 dell'intera Germania. "Mentre la Germania si è posta l'obiettivo di ridurre le emissioni dell'80% entro il 2015, la ricerca della IMO GHG Study del 2014 mostra che lo shipping aumenterà le emissioni tra il 50% e il 250% nello stesso periodo".
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