Alla fine di marzo gli spedizionieri hanno lanciato l’allarme sulle migliaia di container salpati dalla Cina e diretti in Italia, che però non potranno essere svuotati perché le destinazioni sono impianti chiusi per la pandemia di Covid-19. Per questo motivo, Confetra e Fedespedi hanno chiesto al Governo di permettere l’apertura dei magazzini anche delle fabbriche chiuse. La Filt Cgil fornisce invece un’altra soluzione, ossia usare i retroporti e gli interporti per stoccare i container.
“Rivalta Scrivia, Piacenza, Padova, Vicenza, Verona, Marghera, Trieste Fernetti, Cervignano del Friuli, Santo Stefano di Magra a La Spezia, Nola, Marcianise, Gioia Tauro sono solo alcune delle aree retroportuali pronte a dare immediato sbocco alla gestione del traffico container da e per il nostro Paese”, hanno comunicato i segretari nazionali della Filt Cgil, Natale Colombo e Michele De Rose. “Il lavoro portuale e dell’autotrasporto non può fermarsi nello scarico e carico merci e quindi delle navi che ci consentono una movimentazione annua di circa 12 milioni di teu, elementi irrinunciabili per il nostro Pil”.
I due sindacalisti concludono: “Continuare a movimentare le merci vale a far vivere la nostra economia senza inficiare i dispositivi in atto per il contenimento dell’epidemia e, quindi, nel rispetto delle dovute selezioni verso le merci funzionali alle produzioni ed al commercio dei beni essenziali”.