Il pubblico ministero del Tribunale di Milano, Paolo Storari, ha concluso l'inchiesta su Uber che ipotizza il caporalato nei confronti dei ciclo-fattorini che svolgono le consegne a domicilio e alcuni reati fiscali. Durante l’indagine, il Tribunale ha disposto, il 29 maggio 2020, il commissariamento di Uber Italy. Durante l’inchiesta, il magistrato ha indagato dieci persone, tra cui una dirigente e un dipendente di Uber Italy e i responsabili delle società d'intermediazione del lavoro Frc e Flash Road City. Gli indagati, secondo il pubblico ministero “in concorso tra loro e con altre persone non identificate utilizzavano, impiegavano e reclutavano riders incaricati di trasportare a domicilio prodotti alimentari, assumendoli presso le imprese Flash Road City e Frc srl, per poi destinarli al lavoro presso il gruppo Uber in condizioni di sfruttamento”.
La società di consegne avrebbe approfittato dello stato di bisogno dei rider, che in gran parte erano migranti in attesa di asilo che versavano “in condizione di estrema vulnerabilità e isolamento sociale”. L’indagine mostra che i ciclo-fattorini erano pagati tre euro per ogni consegna, in modo indipendente dalla distanza percorsa, dall’ora del giorno, delle condizioni atmosferiche e quindi “in modo sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato”.
Non solo. Secondo il pubblico ministero, ai rider erano trattenute le mance ricevute dai clienti e in alcuni casi subivano decurtazioni della retribuzione perché non avrebbero rispettato le disposizioni impartite. Il magistrato porta l’esempio della paga settimanale di un ciclo-fattorino, che a maggio ha ricevuto 179,5 euro per 68 ore di consegne, subendo anche una trattenuta di 24,5 euro. Sono indagate anche le società Uber Italy e Frc per la legge sulla responsabilità amministrativa. La posizione di Uber Italy è stata stralciata e il 22 ottobre dovrà apparire in un’udienza della Sezione Misure di Prevenzione.