Nei giorni scorsi, alcune associazioni dell’autotrasporto hanno lanciato l’allarme sulla liquidità delle imprese, che da un lato devono pagare immediatamente la fornitura di beni e servizi (come il gasolio) e gli stipendi degli autisti e dall’altro subiscono ritardi dei pagamenti da parte della committenza. Una morsa che rischia di lasciare senza risorse gli autotrasportatori, colpendo così un anello fondamentale nella catena di rifornimento di persone e aziende in piena emergenza da Covid-19. Per sciogliere questo nodo, sono emerse negli ultimi giorni due proposte.
La prima viene dall’associazione Assotir, il cui presidente Claudio Donati chiede che lo Stato intervenga con una propria garanzia diretta e totale, pari al 100%, sui finanziamenti chiesti dai trasportatori. “Diversamente il rischio di restare fuori, per ragioni di rating o altre pastoie ‘tecniche’, è altissimo”, precisa Donati. Assotir chiede anche di rinviare le scadenze di pagamenti specifici dell’autotrasporto, come quelli per i pedaggi autostradali.
“Merita una specifica attenzione anche la questione del gasolio, la cui dilazione di pagamento è garantita in genere da fidi che, al pari di quelli bancari, non devono essere ridotti, né tanto meno revocati, fino a settembre”, conclude Donati. “Se ne parlo, è perché non mi pare che le cose stiano andando in questa direzione. Occorre, in questo caso, un controllo puntuale, affinché il sistema bancario e finanziario rispetti quello che la Legge già stabilisce”.
La seconda proposta viene dallo spedizioniere Alessandro Laghezza, presidente di Confetra Liguria e della sezione logistica di Confindustria La Spezia, che auspica una “terapia d’urto finanziaria” per l’intero comparto del trasporto e della logistica. “Per queste imprese, alle prese oggi con notevoli difficoltà operative e con un forte calo di attività, che arriva in questo momento al 70 percento, la liquidità promessa dal Governo attraverso il Decreto Cura Italia rischia di arrivare troppo tardi o di non arrivare proprio, visto il margine di discrezionalità lasciato al sistema bancario”, afferma Laghezza. “Ma soprattutto il paracetamolo finanziario non potrà comunque curare la malattia, ossia bilanci 2020 in forte perdita, con conseguente erosione del capitale sociale e chiusura dell’attività”.
Il primo passo, secondo Laghezza, è un nuovo meccanismo di finanziamento e supporto alle imprese, basato su un mix tra prestito erogato automaticamente sulla base di semplici parametri e una componente a fondo perduto o in conto capitale. “Il meccanismo che propongo per le imprese della logistica è il seguente: anticipo immediato senza oneri del 50% delle fatture non pagate tramite Cdp (proposta Confetra) o, in alternativa e per le Pmi, prestito automatico immediato erogato o garantito dallo Stato pari al 10 percento del fatturato dell’anno 2019, con una componente a fondo perduto variabile fra il 10 ed il 20 percento del prestito stesso in base alle dimensioni e alla tipologia dell’impresa”.
Laghezza precisa che “un meccanismo del genere non può essere affidato al solo sistema bancario, che ne può essere veicolo, ma l’intervento deve essere diretto dello Stato, o delle sue emanazioni Cdp/Invitalia. Per una volta si tratta di invertire la direzione del rubinetto che normalmente trasferisce danaro dalle imprese allo Stato e indirizzarlo dallo Stato direttamente alle imprese”. Sul versante delle imprese, questa erogazione “dovrebbe essere accompagnata da ulteriori meccanismi di stimolo, atte ad incentivare la capitalizzazione delle imprese ed i processi di aggregazione societaria o operativa”.