Il nostro Paese è, da anni, gravemente malato. La crisi economica e finanziaria, l'inefficacia dell'azione politica e l'euroscetticismo, rendono i cittadini sempre più sfiduciati per il futuro. Però, nonostante lo scenario non sia dei più rosei, è doveroso segnalare qualcosa di positivo: il made in Italy funziona ancora. Il 2016 è stato un anno eccezionale per l'esportazione dei beni italiani nel mondo, con l'avanzo commerciale che ha raggiunto il massimo livello negli ultimi decenni.
Questo è quanto emerge dalla diciannovesima edizione dell'annuario statistico "Commercio estero e attività internazionali delle imprese". Frutto della collaborazione tra Istat e Ice (Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane), lo studio offre una situazione aggiornata sulla struttura e la dinamica dell'interscambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti diretti esteri, oltre alle principali attività e organizzazioni delle imprese presenti sul territorio nazionale (operatori import-export e multinazionali a controllo nazionale ed estero). L'Annuario è consultabile esclusivamente on-line tramite il sito www.annuarioistatice.it e mette a disposizione circa mille tavole statistiche e grafici di facile visualizzazione ed utilizzo.
Secondo il rapporto, lo scorso anno il commercio internazionale globale dei beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, è in calo rispetto al 2015 (-3,2%), a causa di una espansione dei volumi scambiati (+1,3%) e di una contrazione dei valori medi unitari (-4,7%). In leggera crescita il valore dell'interscambio mondiale di servizi (+0,4%), mentre gli investimenti diretti esteri sono in diminuzione (-1,6%).
In questo scenario internazionale, l'Italia registra una crescita del valore in euro delle merci esportate (+1,2%) e una riduzione di quelle importate (-1,3%), determinando un ampliamento dell'avanzo commerciale (9,7 miliardi in più rispetto al 2015) che raggiunge i 51,5 miliardi di euro, il surplus più elevato del decennio 2007-2016. Al netto dei prodotti energetici, l'avanzo sale a 77,9 miliardi di euro. Nel 2016, aumenta, da 2,82 a 2,94%, la quota di mercato dell'Italia sulle esportazioni mondiali di merci (misurata in dollari) e incrementano le esportazioni nazionali di servizi (+2,8%) e le importazioni (+3,2%), mentre gli investimenti diretti all'estero crescono del 35,2 percento rispetto al 2015.
I principali mercati di sbocco delle merci italiane sono la Germania e la Francia, con quote pari, rispettivamente, al 12,6 percento e al 10,5 percento delle esportazioni nazionali. Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota dell'8,9%; seguono Regno Unito e Spagna (rispettivamente 5,4% e 5,0%). Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali pari o superiore a 0,1 punti percentuali rispetto al 2015) sono quelli di Germania, Spagna, Francia, Cina, Stati Uniti, Giappone e Irlanda.
Per quanto riguarda i principali raggruppamenti di industrie, nel 2016 si attenua il deficit nell'interscambio di prodotti energetici (-26,4 miliardi). Rispetto al 2015 cresce il saldo di beni intermedi (+4,0 miliardi) e di beni di consumo non durevoli (+3,0 miliardi) e diminuisce il saldo dei beni strumentali (-4,1 miliardi) e dei beni di consumo durevoli (-0,9 miliardi).
Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l'Italia detiene nel 2016 le maggiori quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (23,4%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (13,2%); pietre tagliate, modellate e finite (12,8%); prodotti da forno e farinacei (12,2%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (10,9%) e cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (9,7%).
Sempre nel 2016, gli incrementi più rilevanti della quota dell'Italia sulle esportazioni mondiali rispetto al 2015 riguardano i seguenti prodotti: materiali da costruzione in terracotta (da 19,79% a 23,43%); tubi, condotti, profilati cavi e relativi accessori in acciaio, esclusi quelli in acciaio colato (da 9,13% a 10,89%); piante vive (da 5,52% a 6,19%); generatori di vapore, esclusi i contenitori in metallo per caldaie per il riscaldamento centrale ad acqua calda (da 4,55% a 5,78%); navi e imbarcazioni (da 2,92% a 4,40%). Tra gli altri prodotti con quote in aumento spiccano i supporti magnetici e ottici (da 0,86% a 1,61%) e il tabacco (da 0,14% a 0,85%).
La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-nord, da cui proviene l'88,4% delle esportazioni nazionali, mentre il Mezzogiorno attiva il 10,3% delle vendite sui mercati internazionali. Nel 2016, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è pari al 26,9%, quella del Veneto al 14,0%, quella dell'Emilia-Romagna al 13,5%, mentre la quota del Piemonte è al 10,7%.
Davide Debernardi
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