Le nuove procedure alle frontiera tra Unione Europea e Gran Bretagna stanno ostacolando il commercio elettronico, perché alcuni grandi operatori del trasporto espresso hanno deciso di sospendere temporaneamente le spedizioni verso l’isola. La decisione più eclatante è quella di DB Schenker, che in un comunicato del 13 gennaio 2020 annuncia la sospensione dei servizi per la Gran Bretagna perché “i documenti doganali forniti con le spedizioni sono spesso incompleti”. La società precisa che solo il dieci percento di tali documenti sono completi o privi di errori e ogni spedizione irregolare ritarda la partenza del relativo viaggio.
Per affrontare questa situazione, DB Schenker ha creato una Task Force Brexit già da un anno, che ha lo scopo di supportare i clienti nella produzione dei documenti doganali. Ma ciò non è bastato e quindi la società ha sospeso il servizio per la Gran Bretagna. La società tedesca ricorda che i documenti devono contenere una fattura conforme alle norme doganali in vigore e un documento di autorizzazione doganale (procura) per attivare lo sdoganamento.
Inoltre, l’importatore deve emettere una procura doganale e fornire tutte le informazioni rilevanti per la dogana, come il codice merceologico che si trova nella tariffa del Regno Unito. Per quanto riguarda quest'ultimo obbligo, DB Schenker raccomanda ai mittenti e ai destinatari di mantenere stretti contatti tra loro. DB Schenker prevede che la situazione potrebbe aggravarsi a gennaio per l’aumento delle spedizioni destinate all’isola.
Anche DPD ha annunciato la sospensione delle spedizioni per la Gran Bretagna, per gli stessi motivi di DB Schenker. Dal 13 gennaio sono sospese anche le spedizioni dalla Gran Bretagna verso l’Unione Europea. La società spiega ai clienti britannici che “l’accordo stilato tra GB e UE comporta procedure più complesse e richieste di dati doganali per i pacchi destinati ai Paesi comunitari. Ciò si somma ai ritardi nei porti britannici, mettendo sotto pressione i tempi di transito e consegna”. La società rileva che il venti percento delle spedizioni ha dati incompleti o non corretti e quindi devono essere restituiti ai clienti.