Mentre Amazon espande la sua logistica in tutto il mondo, deve cominciare a guardarsi le spalle a casa propria. Negli ultimi giorni, infatti, il colosso del commercio elettronico sta affrontando due attacchi emersi proprio su questo terreno. Il primo viene dal potente sindacato Teamsters, che ha annunciato il 22 giugno l'inizio di una vertenza nazionale sul lavoro nelle piattaforme logistiche e degli autisti. In realtà diverse sezioni locali del sindacato hanno avviato le vertenze, ma ora la questione sarà coordinata a livello nazionale.
L’azione più importante del Teamsters è stata finora la vertenza per il riconoscimento del sindacato nella grande piattaforma di Bessemer, in Alabama, dove però il sindacato ha perso perché la società ha convinto la maggioranza dei dipendenti a rifiutare la sua richiesta. I rappresentanti dei Teamsters affermano che la società avrebbe violato la Legge e speso ingenti risorse per arrivare a questo risultato e proprio il fallimento di Bessemer è uno dei motivi che ha spinto il sindacato ad ampliare la vertenza a livello nazionale. In termini concreti, il Teamsters vuole creare una sezione speciale dedicata ad Amazon.
Il secondo fronte si è aperto a livello istituzionale, nell’ambito della normativa antitrust statunitense. La deputata democratica Pramila Jayapal ha presentato l’11 giugno 2021 una proposta di Legge che costringerebbe lo scorporo delle attività logistiche da quelle di vendita online. È interessante notare che Jayapal è di Seattle, proprio la città dove ha sede la multinazionale. La Legge si chiama Ending Platform Monopolies Act e, come ha spiegato a Bloomberg il portavoce di Jayapal Chris Evans, “impone alle piattaforme dominanti, tra cui Amazon, di cedere linee di business - come il Fulfillment by Amazon - dove il potere di gatekeeper (ossia di controllo dell’accesso, ndr) della piattaforma le permette di favorire i propri servizi. Numerosi venditori di terze parti hanno riferito di non avere altra scelta che pagare Fulfillment by Amazon per vendere i loro prodotti".
Il vice-presidente delle politiche pubbliche di Amazon, Brian Huseman, ha replicato che la società sta analizzando il progetto di Legge, aggiungendo che “da quello che possiamo dire finora, crediamo che avrebbe significativi effetti negativi sulle centinaia di migliaia di piccole e medie imprese americane che vendono nel nostro negozio e su decine di milioni di consumatori che acquistano prodotti da Amazon". Secondo la società, in caso di scorporo i venditori avrebbero maggiori difficoltà ad attrarre l’attenzione sui loro prodotti, riducendo l’offerta e quindi aumentando i prezzi per i consumatori finali.
La proposta di Jayapal è invece sostenuta dal Teamsters, il cui presidente James Hoffa ha dichiarato che l’attuale legislazione antitrust è “inadeguata per affrontare il crescente potere aziendale e il potere di mercato unico e senza precedenti di molte grandi aziende tecnologiche”, aggiungendo che “l'aumento del consolidamento e del potere aziendale minaccia i diritti dei lavoratori riducendo la concorrenza per il lavoro, deprimendo i salari e le condizioni di lavoro, e rendendo più facile per le aziende ignorare le protezioni dei lavoratori”.
A proposito della logistica, Hoffa spiega che “Amazon è stata in grado di usare i profitti generati dalla sua posizione dominante nell'AWS e nell'e-commerce al dettaglio, insieme a pratiche anticoncorrenziali abilitate dal potere di mercato, per diventare un'impresa dominante nella parte di consegna dell'ultimo miglio dell'industria logistica". Inoltre, "Amazon abusa anche del suo potere di mercato nel commercio elettronico per limitare le opzioni dei venditori terzi delle imprese di consegna dell'ultimo miglio e di logistica e nel processo sta distruggendo i posti di lavoro della classe media”.
La Legge dovrà però affrontare lo scoglio del Senato, dove i democratici e repubblicani sono equamente divisi, mentre alla Camera la maggioranza democratica è netta. Ma anche se la Legge non sarà approvata, resta un segnale preoccupante sull'applicazione della normativa antitrust non solo per Amazon, ma anche per altri colossi, come Facebook e Google, anche loro sotto attacco in casa. Un altro segnale è la nomina di Lina Khan, che in passato ha aspramente criticato le pratiche commerciali di Amazon, a capo della Federal Trade Commission, ossia l’ente che regola la concorrenza.