Anche nel 2022 la logistica italiana mostra segni di buona salute, nonostante il deteriorarsi del quadro geopolitico ed economico mondiale, ma deve affrontare un futuro denso di ombre. Lo afferma la consueta rilevazione annuale dell’Osservatorio Contract Logistics ”Gino Marchet” del Politecnico di Milano, presentata il 16 novembre 2022 durante il convegno milanese intitolato “Investimenti e collaborazione: la logistica guida la sfida della capacità”. Quest’anno la logistica in conto terzi italiana ha fattura almeno 92 miliardi di euro, con un incremento del 2,8% rispetto al 2021 (quando la crescita fu però maggiore, del 4,7%). L’Osservatorio precisa però che se consideriamo l’inflazione, il fatturato in termini reali è diminuito dal 2021 al 2022 del 5,2%.
Oltre al fatturato, sta crescendo anche il tasso di terziarizzazione della logistica. In questo caso, il dato più recente riguarda il 2020, quando il fatturato diretto ai soli clienti ha raggiunto i 50,7 miliardi di euro, ossia il 43,6% del totale italiano (116,4 miliardi). Procede anche l’aggregazione delle imprese, passate a 84.500, ossia 30mila meno rispetto al 2009. Ma questo ridimensionamento riguarda soprattutto l’autotrasporto e sta causando una carenza di capacità di trasporto.
La relazione dell’Osservatorio mette in evidenza anche i principali problemi che la logistica sta affrontando. Innanzitutto c’è quello della carenza di risorse in quasi tutte le voci: oltre citato autotrasporto, anche nello spazio di stoccaggio e nella stiva di aerei e navi. Manca pure personale specializzato, sia al volante dei camion, sia nei magazzini. Restano ancora rallentamenti nella supply chain internazionale, mentre i costi (soprattutto quelli dell’energia e dei carburanti) hanno subìto un’impennata, aumentandocosì quelli delle filiere.
Sui costi, l’Osservatorio sottolinea che dopo i forti aumenti del 2021 (gasolio +13%, elettricità +13,5%, locazione dei magazzini +3%, lavoro +1,5%), nei primi mesi del 2022 si registra una vera emergenza, con l’energia elettrica più che raddoppiata (+117%). Aumenta anche il costo del trasporto rilevato dal Transport Index dell’Osservatorio, con picchi a luglio (+9,2%), giugno (+8,7%) e marzo (+5,1%) rispetto a gennaio. Ciò vale per i contratti, mentre i viaggi spot hanno subito aumenti superiori.
Ma forse più importanti degli aspetti quantitativi sono quelli qualitativi. “Nel 2022 i forti cambiamenti del settore si sono accentuati, accompagnandosi ad una vera e propria scarsità di capacità operativa”, spiega Marco Melacini, responsabile scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics. “Per uscire da questa situazione occorrono proprio le capacità, in questo caso intangibili, dei manager, chiamati a trovare nuovi equilibri, nella valutazione degli investimenti necessari a introdurre soluzioni di Logistica 4.0 o di efficienza energetica, nella trasformazione dei processi e dei network logistici, nel potenziamento della collaborazione fra gli attori della filiera. Il mondo della logistica è consapevole delle difficoltà, che saranno uno stimolo ulteriore per investimenti e ottimizzazione dei processi. Ma le aziende non devono essere lasciate sole: i loro sforzi vanno affiancati da normative e incentivi a supporto della trasformazione, come è stato fatto in passato per il piano Transizione 4.0”.
Parlando di Logistica 4.0, l’Osservatorio pone in primo piano la digitalizzazione: “Il 72% delle aziende ha realizzato almeno un progetto in questo ambito, tra tablet ai varchi di accesso, sistemi Rfid o sensori che raccolgono dati in modo automatico e li inviano a un sistema informativo, Api per scambiare dati tra sistemi informativi diversi, blockchain per notarizzare i dati raccolti, consentendo la certificazione delle informazioni”.
Cresce anche l’automazione, dove stanno intervenendo il 32% delle imprese. Ciò avviene soprattutto nei magazzini, con l’inserimento di sensori avanzati e di flotte di robot per la movimentazione interna. Inferiore è invece la quota delle imprese che ha avviato progetti di analisi (che sono soprattutto casi pilota). Tra questi ci sono i software che trattano i big data per produrre previsioni con intelligenza artificiale o simulazioni basate su dati reali, piuttosto che applicare i “gemelli digitali” per valutare diversi scenari.