L’indagine avviata nell'aprile del 2017 dalla Guardia di Finanza sullo sfruttamento del lavoro e sul caporalato nella piattaforma logistica di Stradella di Ceva Logistics Italia, di cui è stato poi accusato il consorzio Premium Net che svolgeva la movimentazione interna per conto della multinazionale logistica, si sta allargando ad altre realtà. Lo ha confermato il 13 febbraio 2020 la Procura di Milano in occasione dell'udienza dove il pubblico ministero ha chiesto alla Sezione Misure di Prevenzione la sospensione dell’amministrazione giudiziaria per la divisione Contract Logistics di Ceva Logistics Italia, che è stata una delle misure imposte dal Tribunale di Milano dopo l’indagine su Premium Net.
L’azione è partita dagli stessi difensori di Ceva, che hanno segnalato agli inquirenti che da quando la società ha iniziato a migliorare le condizioni di lavoro dei facchini rispettando le regole e il contratto di lavoro, tredici clienti storici hanno rescisso il contratto di fornitura di servizi logistici, trasferendo il magazzino in altri siti. Partendo da questa segnalazione, gli inquirenti hanno avviato nuove indagini preventive nel settore della logistica, sia sui committenti sia su chi eroga i servizi.
Per quanto riguarda Ceva Logistics Italia, entro trenta giorni l’azienda saprà se potrà tornare a gestire pienamente la divisione Contract Logistics, ma anche in caso positivo per lei la vicenda non si chiude. Il Sole 24 Ore riferisce infatti che la società logistica sta affrontando diverse cause civili intentate dai lavoratori della Premium Net per lo sfruttamento. Essi utilizzano lo strumento della responsabilità solidale del committente prevista dal Decreto legislativo numero 276 del 2003. Oltre alle cause con i singoli, nei confronti dei quali sta trattando delle transazioni economiche, Ceva Logistics Italia dovrà affrontare la citazione per dodici milioni di euro presentata al Tribunale di Milano da cinque cooperative.