A luglio 2020 si è concluso un altro capitolo della vertenza che contrappone alcune associazioni del trasporto all’Agenzia sulle Comunicazioni e al ministero dello Sviluppo Economico sul considerare le imprese che svolgono il trasporto nell’ultimo miglio di piccoli pacchi come fornitori di servizio postale, con i relativi oneri (pagamento contributo Agcom e applicazione del contratto di Poste Italiane).
La decisione dei giudici amministrativi ha respinto i ricorsi relativi al 2017, 2018 e 2019, mentre avevano accolto quelli per il 2015 e 2016. Il Tar ha considerato una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2018 che dichiara le norme italiane coerenti con il diritto comunitario ritenendo, in pratica, che anche le imprese di trasporto sono fornitori di servizi postali quando svolgono raccolta, smistamento, trasporto e distribuzione di pacchi fino a 31,5 chilogrammi.
Dopo questa sentenza, sette associazioni del trasporto (Confetra, Fedespedi, Fedit, Anita, Confartigianato Trasporti, Conftrasporto e Cna-Fita) hanno scritto alla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, affermando che “si tratta di una questione dirompente che necessita di una chiara presa di posizione a livello politico”. Le sette sigle chiedono un intervento per “trovare una soluzione condivisa ed equilibrata che faccia salve le esigenze di un mercato sempre più in espansione come quello dell’e-commerce B2C e nel contempo non aggravi arbitrariamente imprese che operano in mercati diversi ancorché di piccoli colli”.