L'inchiesta che nel luglio del 2018 causò l'arresto di Giancarlo Bolondi e di altre undici persone ritenute appartenenti a un'associazione a delinquere che tramite il consorzio Premium Net avrebbe attuato frodi fiscali e sfruttamento della manodopera ha compiuto il 17 dicembre 2019 un passo avanti con il sequestro di beni per diciassette milioni di euro. Lo comunica il Comando provinciale di Pavia della Guardia di Finanza, che ha eseguito un'ordinanza della Procura di Milano. La vicenda giudiziaria è iniziata alla Città del Libro, che è la piattaforma logistica di Ceva Logistics che a Stradella gestisce la distribuzione di libri per alcuni editori. Fino al luglio 2018, la movimentazione interna era gestita dal consorzio Premium Net tramite una rete di cooperative che reclutavano i facchini. Dopo una complessa indagine, la Guardia di Finanza di Pavia ha arrestato Bolondi con le accuse di associazione a delinquere finalizzata all'intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e frode fiscale per decine di milioni di euro.
In seguito a quell'operazione, la Procura di Milano applicò nei confronti di Ceva Logistics Italia la prevenzione dell'Amministrazione giudiziaria (tuttora in atto) prevista dall'articolo 34-bis del Codice Antimafia e nei mesi successivi la stessa filiale italiana della multinazionale (nel frattempo acquisita da Cma Cgm) attuò una ristrutturazione interna. Ma il lavoro degli inquirenti non terminò qua. I Finanzieri pavesi hanno ricostruito la vicenda fin dagli anni Novanta, quando Bolondi accumulò precedenti penali "per reati contro la pubblica amministrazione, il patrimonio e per evasione fiscale, evidenziando così una raffinata e ostinata capacità delinquenziale", come scrive la stessa Finanza in una nota.
Gli elementi acquisiti durante questa indagine hanno fatto luce sulle posizioni patrimoniali dell'imprenditore, di alcuni suoi familiari e di "una insospettabile milanese 50enne, impiegata di un Ente Locale, molto vicina all'imprenditore, socia di una delle società immobiliari e intestataria di una polizza vita del valore di oltre un milione di euro". Analizzando per alcuni mesi centinaia di conti e rapporti finanziari, i Finanzieri sono riusciti a individuare un ingente patrimonio, ritenuto dagli inquirenti frutto delle sue attività criminali, nascosto tramite schermi societari e persone interposte.
Uno degli elementi che ha mosso gli inquirenti alla ricerca del "tesoro" è che Bolondi "nonostante vantasse un elevato tenore di vita con macchine di grossa cilindrata, cene nei ristoranti più prestigiosi di Milano, acquisti di gioielli e orologi, viaggi esclusivi, disponibilità di ingenti somme di denaro contante e di appartamenti in centro a Milano e nelle località sciistiche e balneari più prestigiose d'Italia, risultava non possedere nulla all'infuori del suo reddito". Durante l'indagine, i Finanziari hanno percorso un labirinto di società, anche di diritto inglese e di fiduciarie, scoprendo un patrimonio di diciassette milioni di euro, che sono stati sequestrati oggi.
Tra i beni sequestrati, la Finanza segnala "centoventi tra appartamenti di pregio finemente arredati, un villaggio turistico sul Lago di Garda, autorimesse e terreni in Valle d'Aosta, Piemonte, riviera ligure di levante e in Lombardia, nelle province di Milano, Brescia e Lodi. Gli immobili sono risultati a vario titolo nella disponibilità dell'imprenditore, formalmente iscritto all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero a Melide, sul lungolago di Lugano, ma di fatto domiciliato in provincia di Milano".
Dopo la diffusione di questa notizia, Ceva Logistics ha inviato una nota dove precisa che i fatti relativi all'indagine risalgono all'inizio del 2017 e riguardano contratti di lavoro stilati da Premium Net con una società di lavoro temporaneo rumena, impiegando manodopera somministrata con valuta straniera, di cui Ceva era ignara. Ceva aggiunge che Premium Net ha interrotto questa fornitura nel marzo del 2017 e dopo avere saputo dell'indagine a carico della stessa Premium Net, Ceva ha completamente interrotto ogni rapporto con il consorzio (nell'agosto del 2018). Dopo il commissariamento, Ceva dichiara di avere lavorato a stretto contatto con l'Amministratore Giudiziario Roberto Paese "rivedendo tutti i processi aziendali e istituendo una serie di funzioni deputate al controllo delle procedure e della compliance di tutta la catena logistica".
La nota termina affermando che "le azioni e gli sforzi compiuti in tal senso e in tale direzione sono stati riconosciuti dal Presidente Fabio Roia (Presidente Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano), che nell'ultima udienza, tenutasi lo scorso 7 novembre, ha espresso non solo il proprio apprezzamento per il lavoro svolto ma anche la determinazione a fare di Ceva un caso di riferimento per il settore della logistica".
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