Le due cooperative che operano nel porto di Civitavecchia hanno annunciato un progetto di collaborazione che pur mantenendo le rispettive autonomie porterà all'unione delle risorse "per addivenire alla costituzione di un nuovo soggetto che avrà come core business il lavoro in ogni sua forma e declinazione". Nella nota congiunta che annuncia il progetto, le due realtà scrivono che "solo grazie all'unione concreta tra forze sane e ben strutturate sarà possibile salvaguardare il lavoro e, soprattutto, creare i presupposti per il rilancio occupazionale della nostra comunità". Da quanto emerge dalle prime informazioni, nascerà una nuova impresa portuale che fornirà un ampio spettro di servizi di movimentazione e logistica integrata.
Secondo l'intenzione dei promotori, questo sarà "un nuovo modello di impresa che si presterà anche come testa di ponte per ricucire i rapporti di sana collaborazione tra le aziende del territorio e tutti gli investitori che vedono nel retroporto di Civitavecchia una reale occasione di sviluppo e di crescita". Nello stesso comunicato, le due cooperative criticano "una classe politica per lo più miope ed incapace nonché dall'imperversare di una crisi economica e sociale che sembra non aver fine, questo storico accordo fornisce una chiara e concreta proposta per lo sviluppo di politiche attive di Crescita e di salvaguardia del valore del lavoro".
Lo scorso aprile, il vice-presidente della Compagnia Portuale Civitavecchia, Patrizio Scilipoti, denunciò lo stato di "profonda crisi" del porto laziale, precisando che "l'aumento del settore crocieristico così come dei traffici Ro-Ro e Ro-Ro pax non deve indurre a pensare che il nostro scalo navighi in buone acque. Tutt'altro. Gli aumenti indicati, infatti, non rappresentano la cartina al tornasole per carpire lo stato di salute del nostro scalo". Per quanto riguarda i container, Scilipoti sottolinea che "dobbiamo sempre, e purtroppo, registrare la volontà del terminalista-armatore, nonché concessionario in monopolio, di usare il nostro scalo solo per parcheggiare i vuoti e movimentare poche migliaia di unità dry. E la cosa tragicomica è che si vorrebbero concedere ulteriori anni di autorizzazione ad operare nel terminal container, quando è palese che l'Armatore che lo controlla ha chiaramente intenzione di sviluppare i traffici di tutti i porti del Mar Tirreno tranne che del nostro, e gli investimenti recenti sono lì a dimostrarlo".
Un altro punto critico, secondo i dirigente della cooperativa, è la movimentazione della frutta esotica, gestita dalla Cfft: "Rispetto ai primi tre mesi del 2018, il traffico delle banane ha perso il 56 % con circa 12.400 tonnellate in meno. E la cosa veramente kafkiana è che stiamo parlando di un traffico che i clienti vorrebbero incrementare", Scilipoti mette sotto accusa i vertici dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale che "altro non hanno fatto che complicare la questione amministrativa che si è logicamente ripercossa su quella commerciale".
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