La notte tra il 27 e il 28 dicembre del 2014, il ponte di comando del Norman Atlantic lanciò una richiesta di soccorso a causa di un incendio sprigionato da uno dei garage della nave, che ospitava cinquecento persone, tra cui molti autisti di camion italiani e stranieri che stavano trasportando merci tra le coste dell'Adriatico. A causa delle pessime condizioni del mare, i soccorsi durarono parecchie ore e al termine dell'operazione si rilevarono undici morti e diciotto dispersi.
Terminato il dramma sul mare, è iniziata l'odissea in terra. I soccorritori trainarono il Norman Atlantic ancora fumante nel porto di Brindisi, ma i magistrati decretarono il suo trasferimento a Bari, dove si trova ancora oggi. Iniziarono così le lunghe procedure amministrative e operative per svuotare i garage e attuare le perizie per stabilire le cause dell'incendio. Un lavoro che a due anni dall'incidente è ancora in corso.
I periti nominati dal Gip di Bari stanno preparando la relazione conclusiva sugli accertamenti svolti sull'impianti antincendio, sugli equipaggiamenti e sui registratori delle attività del ponte di comando. L'inchiesta ha finora individuato dodici persone indagate per diversi reati connessi all'incidente, tra cui il comandante della nave, sette membri dell'equipaggio, l'armatore, due rappresentanti e un dipendente della compagnia Anek. Ma non è escluso che il lavoro dei periti coinvolga altre persone.
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