Il 20 luglio 2020 si è svolta in teleconferenza una riunione tra la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, e i presidenti delle due associazioni di armatori, Mario Mattioli per Confitarma e Stefano Messina per Assarmatori. Le due associazioni hanno assunto una posizione comune sull’autoproduzione nei porti, che sarebbe limitata se fosse approvato un emendamento al Decreto Rilancio, la cui conversione è in corso al Parlamento. Le due associazioni sono contrarie al provvedimento sia per il metodo, sia per il merito. Mario Mattioli dichiara che “tale misura comporterà un aumento delle già elevate tariffe applicate nei porti italiani, con pesante nocumento per la competitività della portualità italiana, maggiori costi per le imprese armatoriali, oltre che una penalizzazione per i lavoratori marittimi in termini occupazionali, ma anche retributivi”.
Stefano Messina aggiunge che “non si può modificare con un emendamento estemporaneo, non preceduto da alcun confronto fra le varie parti coinvolte, la disciplina di una materia così complessa. Un metodo siffatto non poteva che portare a una soluzione normativa pasticciata, che oltre a riportare il mercato dei servizi portuali indietro di 30 anni, si pone in evidente contrasto con la normativa antitrust nazionale e comunitaria circostanza che ci condurrà ad una stagione di contenziosi che non gioverà certo al nostro settore”.
Assarmatori e Confitarma hanno espresso una posizione comune anche sull’avvicendamento dei marittimi, impedito in diverse parti del mondo dalla pandemia di Covid-19. Le due associazioni chiedono alla ministra riposte immediate e la rapida adesione dell’Italia all’accordo recentemente firmato da tredici Paesi a vocazione marittima per facilitare i cambi equipaggio. Sempre riguardo ai marittimi, le due associazioni chiariscono la loro posizione sull'interruzione della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale: “Non è stata certamente determinata dalla volontà delle Associazioni datoriali quanto piuttosto dalla proclamazione dello sciopero da parte delle organizzazioni sindacali pur in presenza di incontri già convocati”, scrivono in una nota.
Per il futuro, gli armatori affermano che “ogni futura discussione sulla parte economica del rinnovo contrattuale dovrà tener conto del drammatico impatto che la pandemia continua a determinare sull’industria armatoriale, aggravata dalla mancata attenzione al settore marittimo nei provvedimenti che sono stati finora emanati senza contare l’imprevisto aggravamento dei costi armatoriali determinati dal divieto alla autoproduzione delle operazioni portuali”.