Pochi giorni dopo lo sciopero nazionale dei portuali attuato dai sindacati confederali, che si oppongono all'autoproduzione nei porti italiani, l'associazione degli armatori AssArmatori interviene con una nota che viceversa rivendica questa possibilità, spiegando che è permessa da vent'anni da Leggi nazionali ed europee. L'associazione esprime "piena volontà e disponibilità a discutere le modalità attuative di questo diritto anche con le Organizzazioni Sindacali, ma non la negazione di questo diritto. Il tutto ribadendo con forza che la sicurezza è priorità assoluta per gli armatori e lo è ovviamente per gli equipaggi delle navi".
AssArmatori aggiunge di stare seguendo "con grande attenzione" l'agitazione sindacale in Sicilia contro la decisione della compagnia Caronte & Tourist Spa di estendere alla propria impresa controllata, C&T - Isole Minori Spa, l'utilizzo del personale di bordo per svolgere operazioni di rizzaggio e derizzaggio di mezzi commerciali. La nota precisa che "Caronte Tourist ha anche ribadito la disponibilità a farsi carico, nell'ambito dei propri organici e delle proprie tipologie di lavoro, di eventuali esuberi che l'attività di autoproduzione dovesse indurre sul territorio".
In Sicilia, la compagnia sta applicando quanto prevede la Legge 84/94 (comma 4, lett. d) dell'art. 16) e dal Decreto Ministeriale n. 585 del 31 marzo 1995 che ha stabilito le modalità attraverso le quali le imprese di navigazione possono avvalersi delle attrezzature e del personale di bordo per effettuare operazioni e servizi portuali. L'associazione sta seguendo anche il caso di Gnv, che nei giorni scorsi è stata multata dalla Capitaneria di Porto proprio per avere attuato autoproduzione. In questo caso, la compagnia marittima ha operato "nell'incertezza normativa vigente nei porti governati dall'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure occidentale e comunque agendo in trasparenza sulla base di un'intesa con la Compagnia dei lavoratori portuali".
AssArmatori si dichiara disponibile a un confronto con i sindacati e le Autorità, ma tale confronto "non può basarsi su una negazione della Legge, e quindi di un diritto primario delle imprese armatoriali, che può e deve vertere invece sulle modalità attraverso le quali questo diritto viene esercitato nelle singole realtà locali, al fine di individuare possibili abusi che in nessun caso possono far mettere in discussione un impianto legale e una prassi operativa oramai indiscutibile".
La nota dell'associazione conclude affermando che "non esistono margini invece sulla negazione del valore di una legge e sulla pretesa di assegnare un'esclusiva della sicurezza ai lavoratori portuali, disconoscendo la professionalità dei marittimi, comprovata anche da corsi professionali particolarmente accurati e riconosciuti a livello internazionale, nonché dal fatto che in queste funzioni i marittimi sono perfettamente abilitati a intervenire anche in navigazione".
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