Dalla ricerca di Allianz Global Corporate & Specialty SE (AGCS) emergono dati contrastanti. Quello globale è positivo, perché le navi con stazza lorda sopra le 100 tonnellate perse nel 2015 sono state 85, ossia tre in meno dell'anno precedente, ma il 45% in meno del 2006. Ciò avviene, secondo la Safety and Shipping Review, grazie a "migliori condizioni di sicurezza e ad una più solida auto-regolamentazione". Ma se analizziamo i dati secondo le regioni e le tipologie di navi, emergono importanti differenze. Inoltre, appaiono nuovi tipi di rischi, legati all'innovazione tecnica e ai cambiamenti climatici.
Dal punto di vista geografico, oltre un quarto delle perdite (22 navi) sono avvenute nell'Asia meridionale, ossia nella Cina del sud, Indocina, Indonesia e Filippine, con una tendenza all'aumento sull'anno precedente. Per tipo d'incidente, l'affondamento per naufragio resta la causa principale delle perdite, pari al 75% del totale e in aumento del 25% sull'anno precedente. La causa più frequente del naufragio è il cattivo tempo. Per categoria di nave, il 60% delle perdite riguarda pescherecci e cargo, ma con una differenza: i primi calano, mentre i secondi aumentano (per la prima volta in tre anni).
Gli incidenti totali che hanno interessato le gradi navi sono stati 2687 in tutto il mondo, mostrando una flessione del quattro percento sull'anno precedente. Se le perdite avvengono soprattutto in Asia, la maggior parte degli incidenti (quindi anche quelli che non comportano l'affondamento della nave o la sua sparizione) si registrano nella regione che comprende il Mediterraneo orientale e nel Mar Nero, con 484 eventi. Gli incidenti si verificano tutti i giorni della settimana, anche se la maggior parte avviene di giovedì, mentre sabato è quello in cui ne avvengono di meno.
"La recessione economica e il suo impatto sul settore marittimo potrebbero avere un'influenza negativa sulla sicurezza", dichiara il Capitano Rahul Khanna, Global Head di Marine Risk Consulting, AGCS. "Molti settori come quelli di cargo, portarinfuse e offshore sono già in pericolo, e qualsiasi riduzione degli standard di sicurezza rappresenterà un serio motivo di preoccupazione". I ricercatori precisano che "Oltre a influire sugli investimenti per la manutenzione delle navi, l'esigenza di riduzione dei costi può peggiorare le condizioni dell'equipaggio, la sicurezza dei passeggeri e le operazioni di salvataggio".
Un capitolo della ricerca riguarda le portacontainer, la cui dimensione è aumentata nell'ultimo decennio del dieci percento: "A febbraio del 2016, la CSCL Indian Ocean è rimasta incagliata per vari giorni nel fiume Elba, in Germania, facendo nascere molte domande sulla possibilità di un incidente più grave", si legge nel rapporto. "Si teme che le pressioni commerciali nel settore del salvataggio abbiano ridotto la facilità di accesso di chi effettua il recupero in mare. Il settore potrebbe doversi preparare ad uno scenario di perdite totali di oltre un miliardo di dollari".
Nuovi rischi emergono per la navigazione. Il primo è causato dal cambiamento climatico, perché diventano più frequenti le condizioni meteo eccezionali. Nel 2015, il maltempo è stato la causa di tre perdite su cinque, compreso l'evento di El Faro, ritenuto uno dei più grandi disastri marittimi degli Stati Uniti. "Il fatto che gli uragani provochino l'affondamento di navi è preoccupante", afferma Sven Gerhard, Global Product Leader Hull & Marine Liabilities, AGCS. "Notiamo che gli eventi dovuti a catastrofi naturali sono più frequenti e gravi. Le condizioni meteo continueranno ad essere un elemento essenziale della navigazione sicura delle navi". E per il 2016 le preoccupazioni si focalizzano sul super El Niño.
Un altro rischio in crescita è quello degli attacchi informatici, perché la connessione sta aumentando anche nel trasporto marittimo, con l'ingresso delle navi nell'Internet delle Cose. E non si parla solo di perdita di dati digitali: "I pirati informatici stanno già approfittando delle falle nella cyber-sicurezza e mirano al furto di particolari cargo", dichiara il Capitano Andrew Kinsey, Senior Marine Risk Consultant, AGCS. "l'impatto informatico non può essere però sopravvalutato: non è ancora possibile hackerare un sestante". Gli analisti avvertono che il settore abbia solo pochi anni a disposizione per prepararsi al rischio di una perdita di navi.
L'edizione 2015 del Safety and Shipping Review rileva anche un aumento nella richiesta di indennizzi di macchinari legati al combustibile con minore tenore di zolfo e l'aumento degli incidenti nell'Artico pari al 30% rispetto all'anno precedente (con oltre 70 eventi). "L'introduzione del Codice Polare è molto apprezzato, ma permangono i problemi di sicurezza riguardo alle best practice e alla ripulitura", scrive il rapporto.
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