Il 23 giugno i cittadini britannici voteranno il referendum che chiede l'uscita del Paese dall'Unione Europea. Su tale questione, l'opinione pubblica è spaccata e ferve il dibattito. L'agenzia Reuters riporta il 6 aprile 2016 la posizione della Chamber of Shipping, che auspica il mantenimento dell'attuale situazione. L'organismo sottolinea che il trasporto marittimo produce ogni anno un fatturato di dieci miliardi di sterline, pari a 12,4 miliardi di euro, e occupa 240mila persone. Inoltre, il 40% delle merci che transitano dai porti britannici fa parte di scambi commerciali con l'Unione Europea.
Uscendo dall'Unione, afferma Chamber of Shipping (riportata dall'agenzia Reuters), decadranno gli accordi commerciali e aumenterà la volatilità della valuta, in un contesto di debolezza dello shipping globale. "Finora nessun Paese è uscito dall'Unione e i suoi vertici potrebbero decidere di penalizzare la Gran Bretagna con lo scopo di scoraggiare altri a farlo", spiega alla Reuters Guy Platten, direttore dell'associazione. Il presidente di Lloyd's of London, John Nelson, aggiunge che rinegoziare nuovi accordi con Bruxelles o con i singoli Stati non sarebbe facile e potrebbe richiedere anni. Questa situazione potrebbe spingere gli operatori dello shipping a spostare traffici nei porti continentali, sia per ridurre i costi della logistica, sia per evitare eventuali dazi sulle merci che Bruxelles potrebbe imporre alla Gran Bretagna.
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