Il Meishan Island International Container Terminal del porto di Ningbo ha ripreso completamente l’attività, dopo la chiusura imposta dalle Autorità l’11 agosto per un caso di positività alla Covid-19 in un portuale e la parziale apertura avvenuta la scorsa settimana. Questa è stata la seconda chiusura completa di un terminal container cinese nel 2021, dopo quella avvenuta a fine maggio al porto di Yantian. Ha riaperto anche la piattaforma logistica di Ningbo Bluedragon LongFei, che tornerà alla normale operatività il 1° settembre.
Secondo Russel Group, un mese d’interruzione delle esportazioni dal porto di Ningbo costerebbe 17 miliardi di dollari. Una cifra che probabilmente non è stata raggiunta in questo caso, perché ha chiuso solo uno dei terminal per meno di un mese, ma che comunque fornisce un’idea della perdita economica causata da un solo caso di Covid-19 e dalla politica di tolleranza zero attuata dalle Autorità cinesi.
Anche la cargocity dell’aeroporto internazionale Pudong di Shanghai, che è uno dei principali nodi del trasporto aereo delle merci con l’Europa, ha ripreso l’attività, dopo la chiusura imposta della Autorità il 20 agosto a causa di due addetti dell’Air Cargo Terminal risultati positivi al test del Covid-19 (cui se ne sono aggiunti tre il giorno successivo). Le Autorità aeroportuali hanno quindi messo in quarantena 143 persone che hanno avuto stretti contatti con i contagiati e altri 942 contatti secondari.
Quando possibile, le compagnie hanno dirottato i voli ad altri scali cinesi, ma lo smaltimento delle merci accumulate nei magazzini durerà alcuni giorni e causerà un ulteriore aumento dei noli. Già il 16 agosto 2021 le tariffe dalla Cina erano aumentate in un mese del 6%, secondo Tac Index, raggiungendo 8,10 dollari per chilogrammo.