I sindacati hanno avviato una mobilitazione nei porti di Livorno, Napoli e Ravenna per impedire il carico di armi su navi dirette a Israele, a causa dei bombardamenti sulla striscia di Gaza fatti dall’esercito israeliano. La protesta è stata avviata dall’Unione Sindacale di Base nel porto di Livorno in occasione dell’approdo della portacontainer Asiatic Island, che poi sarebbe dovuta ripartire per il porto israeliano di Ashdod perché in container che doveva essere caricato c’erano munizioni.
“Tutte le volte che avremo conoscenza di carico, scarico o di passaggio di armamenti all’interno del nostro porto interverremo, faremo intervenire gli organi competenti e qualora si arrivasse comunque al carico e scarico cercheremo di rifiutarci, di dichiarare se necessario anche sciopero affinché nel porto di Livorno non transitino armi che poi vanno ad ammazzare popolazioni civili, ovunque questo accada”, ha spiegato Giovanni Ceraolo, coordinatore di Usb Livorno.
La segnalazione sul carico è partita dall’associazione The Weapon Watch, secondo cui l’Asiatic Island avrebbe caricato munizioni a Genova il 13 maggio. In una nota, l’associazione afferma che un container contenenti proiettili pesanti, segnato come contenente merci esplosive (Classe 1.4) sia stato imbarcato e che anche nello scalo livornese la nave avrebbe dovuto caricare esplosivi. La portacontainer svolge servizio feeder per la compagnia israeliana Zim tra Marsiglia e Haifa, con scali a Genova, Livorno, Napoli e Ashdod.
Nella sua segnalazione, The Weapon Watch scrive che “in considerazione di ciò che sta avvenendo in questi giorni in Israele e in Palestina, dove è deflagrata la ‘guerra civile’, secondo l’espressione usata in una dichiarazione alla stampa dal presidente israeliano Reuven Rivlin, e dove le Israeli Defence Forces (IDF) stanno bombardando la popolazione civile della striscia di Gaza, l’osservatorio Weapon Watch chiede al Governo e alle Autorità italiane che controllano il commercio di armamenti di valutare le responsabilità gravi del mancato rispetto delle disposizioni di legge e dei trattati internazionali, nei punti dove impongono di vietare o sospendere gli invii di armi e munizioni in caso di palesi violazioni del diritto internazionale e del pericolo che tali armi e munizioni siano impiegati nella repressione interna e contro la popolazione disarmata. Com’è noto, tali disposizioni si applicano anche al transito e al transhipment di merci provenienti da altri paesi, e tanto più nei casi – come quelli sopra riportati – di munizioni ed esplosivi il cui trasporto ha avuto origine da un porto italiano".
Dopo Livorno, la mobilitazione è stata organizzata anche a Napoli dal sindacato SiCobas, che si è unito alla “lotta contro lo smistamento delle armi che attraversano i nostri scali”. Infine pure i portuali di Ravenna hanno dichiarato che si rifiuteranno “di caricare armi, esplosivi o altro materiale bellico che possa alimentare il conflitto tra Israele e Hamas”. Nel caso del porto romagnolo la mobilitazione è firmata Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. I sindacati spiegano questa dichiarazione col fatto di avere saputo che una nave potrebbe caricare container carichi di materiale bellico per un porto israeliano. In questo caso, sarebbe dichiarato uno sciopero.