Genova guarda al futuro della mediazione marittima con un’iniziativa che punta a rilanciare il ruolo storico della città nel trasporto marittimo internazionale. Il 3 aprile 2025, durante un convegno promosso da Assagenti Genova, è apparsa la proposta di una nuova forma di collaborazione tra imprese d’intermediazione marittima, capace di creare massa critica senza necessariamente passare per fusioni societarie, ma valorizzando modelli consortili e alleanze operative.
Il progetto, lanciato dalla stessa Assagenti, vuole rispondere al progressivo ridimensionamento del settore, che negli ultimi anni ha visto dimezzarsi il numero delle aziende attive e ridursi sensibilmente anche il numero degli addetti, oggi stimati intorno alle trecento unità. A fronte di un mercato globale sempre più concentrato nelle mani di grandi gruppi frutto di fusioni e aggregazioni internazionali, il polo genovese – che ha segnato per decenni l’eccellenza della mediazione marittima – è stato progressivamente messo ai margini, frammentato in realtà medio-piccole che spesso si concentrano su nicchie per sopravvivere.
Il confronto, presieduto da Gianluca Croce e Maurizio Gozzi, rispettivamente presidente e vicepresidente di Assagenti, ha affrontato anche il tema spinoso della migrazione dei giovani all’estero. La mancanza di prospettive di crescita e di un contesto dinamico ha infatti spinto molti professionisti emergenti a cercare opportunità oltre i confini nazionali, indirizzandosi soprattutto verso grandi gruppi internazionali. Una tendenza che rischia di privare il settore di risorse qualificate e di competenze strategiche proprio mentre lo scenario globale richiede visione, innovazione e capacità di adattamento.
Il rilancio passa dunque dalla creazione di un “elemento comune di aggregazione”, che possa restituire centralità e forza attrattiva a Genova. Un modello che guarda alla costituzione di un consorzio tra imprese dell’intermediazione, capace di favorire sinergie operative, condividere strumenti tecnologici, investire nella formazione e nell’accesso ai mercati globali. L’obiettivo è doppio: da un lato, offrire nuove opportunità di sviluppo alle aziende locali; dall’altro, ricostruire le condizioni per trattenere – e magari riportare – i giovani talenti che vedono nella professione del broker un percorso di carriera di respiro internazionale.