In particolare, Federagenti attacca la duplicazione delle funzioni in più di venti amministrazioni per i controlli della merce che viaggia in nave e la moltiplicazione delle norme e delle loro interpretazioni, che spesso sono diverse nei vari porti. A sostegno della sua tesi, l'associazione degli agenti marittimi porta il caso di Gioia Tauro: "Un numero crescente di spedizionieri internazionali impone alle compagnie di navigazione l'esclusione del porto di Gioia Tauro dall'elenco dei porti dove sbarcare la merce, a causa dei controlli spropositatamente più numerosi rispetto a quanto accade nei porti concorrenti: 13.803 ispezioni sui container, pari al 2% di tutti i container movimentati, quando a Valencia si ispeziona l'1% del traffico, a Iperalgesia lo 0,2% e al Pireo lo 0,01%".
Un altro esempio è la procedura per il pagamento delle tasse di ancoraggio delle navi: "In questo caso, l'agente marittimo si reca in Capitaneria di porto e presenta un proprio conteggio per la tassa sulla base della stazza e del tonnellaggio della nave. La Capitaneria verifica e emette un ordine di introito. Con questo documento l'agente deve fisicamente andare in banca e fare emettere un assegno circolare che successivamente va portato in Dogana che lo incassa e rilascia una bolletta che va riportata in Capitaneria. Senza il pagamento della tassa la nave non parte; al sabato e alla domenica la prassi vuole che venga accettata una lettera di impegno dell'agente, ma è a discrezione dell'Autorità marittima".
Federagenti mostra anche una stima sui costi dell'inefficienza del sistema italiano: "Nelle stime di valorizzazione del tempo perso a causa dei vincoli burocratici viene indicato, in via cautelativa, il valore di 12 Euro come costo per il ritardo di un'ora nella spedizione di venti tonnellate di merce. Ciò significa che per ogni ora di ritardo derivante da procedure burocratico-amministrative su complessivi 250 milioni di tonnellate, il costo per il sistema economico italiano è di 150 milioni di euro l'anno".
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