Il 13 febbraio 2023 sono arrivate al porto di Gioia Tauro tre nuove gru ship-to-shore per il terminal container Mct, che sono state costruite in Cina e sono partite dal porto di Yangshan il 14 dicembre 2022 sulla nave Zhen Hua23. Il lungo tempo di viaggio è dovuto alla circumnavigazione dell’Africa, perché le gru sono troppo alte per attraversare il Canale di Suez.
Queste sono tra le gru più grandi del mondo, che possono lavorare navi da 24mila teu, con un sbraccio di 72 metri e un’altezza di sollevamento di 54 metri. Caratteristiche che permettono di coprire 24 file di container. Saranno operative entro una decina di giorni, dopo l’installazione e i test.
Se il porto guadagna sul fronte mare, perde però sul quello terrestre, a causa di una sentenza della Corte d’Appello di Reggio Calabria che restituisce al Consorzio Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive (Corap) un’area di circa cento ettari dietro al porto, che era stata trasferita al demanio marittimo per farla gestire dall’Autorità di Sistema Portuale di Gioia Tauro. Ora questi terreni devono tornare al consorzio.
La vicenda è iniziata nel 2002, quando il Corap citò in giudizio gli enti pubblici che avevano trasferito l’area al demanio. Su questa superficie avrebbero dovuto sorgere attività legate al porto, secondo quanto aveva previsto l’Autorità portuale, compresa la Zona Economica Speciale. Una prima sentenza del Tribunale respinse il ricorso del consorzio, ma ora i giudici di Appello la hanno invece accolto.
Ma la questione non pare completamente conclusa, perché nel 2021 la Giunta della Regione Calabria ha disposto la liquidazione coatta amministrativa del Corap. La Regione vuole usare l’area per un progetto di filiera agroalimentare calabrese. Resta comunque aperta la via di un ricorso in Cassazione. In questo caso i terreni contesi resteranno ancora nel limbo.