Il Gruppo Grimaldi sulla Sardegna vuole fare sul serio e si pone l'obiettivo di conquistare una quota di mercato pari al 50% del trasporto marittimo di passeggeri e merci. Un business che, secondo i dati rilasciati dalla stessa compagnia napoletana, vale circa 500 milioni di euro l'anno (in termini di noli marittimi e tariffe dei biglietti passeggeri). "Grazie all'attivazione dei nostri nuovi collegamenti il mercato sardo ha già potuto beneficiare di risparmi pari a 150 milioni di euro" ha dichiarato in occasione di una conferenza stampa a Olbia Guido Grimaldi, direttore commerciale delle linee short sea, riferendosi al ribasso delle tariffe innescato da quando le rotte verso la Sardegna sono oggetto di maggiore concorrenza. "La nuova linea fra Livorno e Olbia è nata proprio a fronte delle pressioni esercitate da Tirrenia Cin e ne nasceranno sempre di più. Più minacce, più linee" ha affermato in tono pacato ma minaccioso il giovane manager napoletano.
Grimaldi ha poi parlato di "abusi di posizione dominante" da parte di Tirrenia e Moby sulle rotte per la Sardegna sostenendo che il tema "deve essere portato all'attenzione del ministro dei Trasporti affinché sia consapevole delle politiche ostruzionistiche che sono state attuate". Il figlio di Emanuele Grimaldi è poi tornato a chiedere che vengano eliminati i contributi pubblici a Tirrenia sostenendo che, "con il prezzo del carburante navale ai minimi storici, 70 milioni di sovvenzioni pubbliche sono totalmente inutili, tanto più che la continuità territoriale è già assicurata da e per tutta l'isola".
Il responsabile commerciale delle rotte di short sea di Grimaldi ha ricordato che nel 1999 lo stesso Onorato sarebbe stato contrario alla convenzione a favore di Tirrenia e avrebbe definito i contributi pubblici "un privilegio feudale che pone l'Italia fuori dall'Europa". Nel 2008 sempre Onorato avrebbe sostenuto: "Non vedo la ragione per la quale lo Stato debba spendere denaro pubblico per sovvenzionare collegamenti marittimi che il privato già attua". Per la compagnia napoletana i contributi "non servono ad altro che favorire una concorrenza sleale nei confronti di chi fa impresa con efficienza".
Nicola Capuzzo
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