In Italia l'attività dei terminal di imbarco e sbarco container nei porti rende particolarmente bene e a beneficiarne sono soprattutto investitori stranieri. Quanto e perché lo rivela un'analisi condotta dal Centro Studi di Fedespedi, che prende in esame esclusivamente i terminal container, il settore dove maggiore è la presenza di fondi d'investimento e gruppi stranieri. Emerge un quadro con prevalenza di alti rendimenti. L'unica società che ha chiuso il 2016 (anno di riferimento dei bilanci presi in esame) con un risultato negativo (per quasi 900 mila euro) è stato il Sech del porto di Genova controllato da Gip, in mano per il 95% ai fondi Infravia e Infracapital, gli stessi che hanno l'80% del Terminal Darsena Toscana di Livorno il cui bilancio era in utile per 2,1 milioni. I migliori risultati sono però del Voltri Terminal Europa (60% della Port of Singapore Authority e 40% Gip) che vanta un utile di 25 milioni su un fatturato di 147 e del La Spezia Container Terminal (60% Contship Italia che fa capo alla tedesca Eurokai e 40% alla svizzera Msc) il cui utile è di 18,1 milioni a fronte di ricavi per 134 milioni.
Rimanendo nella famiglia Contship sono positivi anche i risultati netti di Cagliari International Container Terminal (4,7 milioni su 34,4 di fatturato), Medcenter Container Terminal (658mila euro a fronte di ricavi per 95,8 milioni), Terminal Container Ravenna (utile di 3,6 milioni su ricavi per 22,3). Oltre al Vte, Psa controlla a Venezia anche il terminal Vecon che nel 2016 ha chiuso con 6,8 milioni di utile a fronte di ricavi per 30 circa, così come il Salerno Container Terminal (controllato dall'italiano Gallozzi) ha ottenuto un risultato positivo per 1,2 milioni a fronte di ricavi per 22,3 milioni. Fra i principali terminal container del nostro Paese figura infine il Trieste Marine Terminal (50% Msc e 50% gruppo italiano To Delta) che nel 2016 ha portato a casa un utile di 750 mila euro su un fatturato di 38,8 milioni.
Fedespedi nella sua analisi evidenzia come queste dieci aziende abbiano realizzato un fatturato aggregato di 610 milioni di euro, con un valore aggiunto di 372 milioni di euro e realizzando un risultato finale aggregato pari a 62 milioni di euro (10,2% del fatturato). "Una performance senz'altro positiva, che conferma i buoni livelli di efficienza gestionale dei terminal italiani", sostiene il Centro Studi della federazione degli spedizionieri.
Fedespedi analizza anche alcuni indici esplicativi delle prestazioni economico-finanziarie dei terminalisti sottolineando per esempio che guardando al Ros (Return on sales) il Vecon è al primo posto con un 31,4%, seguito da Vte (25,8%) e Tcr (23,9%) mentre in ultima posizione appare il Sech (-4%). Considerando il Roi (Return on investement) il primo della classe è il terminal di Cagliari Cict (40,5%), seguito da Vecon (32,7%) e Vte (18,8%), mentre il Sech risulta nuovamente il peggiore (-3,2%). Considerando infine l'indice di redditività del capitale investito Roe (Return on equity), il migliore è il Vecon (71,7%), seguito da Cict (57,7%) e Vte (28,6%) e il solito Sech chiude la graduatoria in territorio negativo (-7,8%).
Interessante infine anche l'analisi del numero di container movimentati rapportato agli ettari di superficie del terminal (teu/ha) che vede al primo posto per sfruttamento della superficie in concessione il La Spezia Container Terminal (39.356 teu per ettaro), seguita dal Salerno Container Terminal (25.229), Mct (17.182), Cict (16779), Tdt (16.474), Sech (14.449), Vte (14.068), Vecon (11.799), Tnt (11.237) e Tct (8.095).
Nicola Capuzzo
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