Il 26 luglio 2024 i lavoratori dell’indotto dell’Enel di Brindisi hanno iniziato una mobilitazione, a causa del mancato accordo tra l’Enel, la Sir e i sindacati sulla revoca di circa settanta licenziamenti e altre rivendicazioni. Tra le varie azioni di protesta, i manifestanti hanno organizzato picchetti all'ingresso della centrale Federico II di Cerano e al varco doganale di Costa Morena Est, rallentando le operazioni portuali.
La mobilitazione è legata al processo di decarbonizzazione e alla dismissione della centrale Enel, che mette a rischio il futuro occupazionale di centinaia di lavoratori diretti e indiretti e i sindacati hanno annunciato che la mobilitazione proseguirà a oltranza, coinvolgendo dipendenti di diverse ditte che operano nel sito industriale, dai servizi di mensa e pulizie alla manutenzione e movimentazione merci.
Questa situazione ha spinto il presidente di Raccomar Puglia (l’associazione degli agenti marittimi raccomandatari pugliesi aderente a Federagenti) Marcello Gorgoni a chiedere un intervento delle istituzioni per evitare il blocco totale del porto di Brindisi: “Pur comprendendo le legittime proteste di lavoratori che vedono minacciato il loro posto di lavoro, non è accettabile che si inneschi sulla crisi della centrale Enel una reazione a catena capace di annientare l’operatività del porto mettendo a rischio la sopravvivenza di molte aziende e centinaia di posti di lavoro nonché l’immagine del nostro porto”.
Gorgoni aggiunge che la protesta ha bloccato in rada una nave cargo da oltre una settimana, aspettando di essere ormeggiata: “Questo destino potrebbe riguardare altre unità mercantili attese nelle prossime ore, mentre ad alcune unità, con disparità di trattamento, è stato consentito di operare”, precisa il presidente.
Oltre alla revoca dei licenziamenti alla Sir (che si occupa della movimentazione del carbone), i sindacati chiedono garanzie occupazionali per tutto l'indotto dell’Enel, che entrerà in crisi con la decarbonizzazione e la dismissione prevista della centrale mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro e una soluzione potrebbe essere un piano più espansivo per le energie rinnovabili. Inoltre, i sindacati chiedono di fermare le esternalizzazioni che l’Enel sta attuando in alcune attività e si oppongono alla modifica di alcuni aspetti dell'organizzazione del lavoro, come l'introduzione di doppi turni.