Nelle scorse settimane, il Comune della Spezia ha avviato una crociata contro il La Spezia Container Terminal, partendo dal licenziamento di un'impiegata causata, secondo quando ha dichiarato la società terminalista, dalla riorganizzazione dell'ufficio doganale dell'impianto. Dopo avere saputo del provvedimento, il sindaco Pierluigi Peracchini (con precedenti di sindacalista della Cisl ed eletto nel 2017 in una coalizione del centro-destra) ha prima contestato la decisione della società del Gruppo Contship, poi ha disertato la cerimonia degli auguri di fine d'anno al terminal e infine dichiarato che il licenziamento avrebbe potuto compromettere l'accordo per l'espansione del terminal. Quest'ultima dichiarazione ha "sconcertato" gli agenti marittimi che temono un conflitto che possa compromettere lo sviluppo del porto.
Ma il sindaco non si è fermato alle dichiarazioni e ha esordito nel 2020 con un provvedimento ben più concreto: la richiesta alla società terminalista di Contship di ben dodici milioni di euro come pagamento dell'Ici e dell'Imu, compresi gli arretrati. Lo afferma un articolo del giornale locale Città della Spezia, aggiungendo che il conto è arrivato anche alla Terminal del Golfo (senza precisare l'importo) e perfino alla Marina Militare, che dovrebbe pagare quattro milioni e mezzo per l'Arsenale.
Il provvedimento si basa su una sentenza del 12 aprile 2019, con cui la Corte di Cassazione ha dichiarato legittima la richiesta del pagamento delle due imposte per le aree scoperte demaniali affidate in concessione e potenzialmente fonti di reddito, quindi non inquadrabili nella categoria E/1 degli immobili esenti. Questa sentenza è sorta da un ricorso avviato (e perso) dall'allora Vte (Ora Psa Pra') contro il Comune di Genova, che chiede al terminalista il pagamento delle imposte dal 2004 al 2006. Anche i concessionari di Trieste si trovano in una posizione simile e nei giorni scorsi la Finanza ha avviato un procedimento per il pagamento di 1,3 milioni d'Imu
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