La compagnia armatoriale RBD Armatori di Torre del Greco (Napoli) sopravvive e potrà mantenere la propria continuità aziendale. La maggioranza dei creditori della società ha infatti espresso parere favorevole all'ultima versione del piano di concordatario presentata della società a inizio novembre, quindi si allontana lo spettro del fallimento o dell'amministrazione straordinaria.
La conferma arriva direttamente dall'amministratore delegato della società, Giuseppe Mauro Rizzo, che con poche righe di commento via mail spiega: "I creditori hanno approvato il piano della RBD Armatori consentendo la continuità aziendale. Confidiamo di poter ricambiare con i risultati la fiducia accordata". A questo punto spetterà al giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Torre Annunziata omologare questo pronunciamento e mettere nero su bianco il salvataggio della società che dovrà mettere in pratica quanto previsto dal piano di concordato.
Il piano votato dai creditori imporrà la vendita di 7 navi bulk carrier (di quattro unità Post-Panamax tre Panamax) per le quali si prevede di incassare 62,5 milioni di dollari con conseguente attribuzione ai creditori ipotecari di tutto il ricavato netto delle vendite. Parallelamente è previsto lo scorporo delle unità Capesize bulk carrier in una newco (controllata al 100% da RBD Armatori) che continuerà a operare in continuità di attività e il rimborso del debito ipotecario avverrebbe attraverso un piano d'ammortamento decennale attraverso i noli generati dalle navi.
Rimarranno invece all'interno della società le sei navi cisterna Aframax e il soddisfacimento dei creditori avverrà anche in questo caso con i noli generati dalle navi. Infine gli asset immobiliari (l'hotel Le Palma di Capri, Villa Olivella a Torre del Greco e altri immobili) saranno trasferiti in un'altra società ancora le cui azioni verranno conferite alle banche creditrici uscendo così dal perimetro del Gruppo. Il piano di concordato ha durata decennale (2015-2025) e l'indebitamento complessivo è di oltre un miliardo di dollari, di cui 743,3 milioni a carico di istituti di credito.
Nicola Capuzzo
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