A marzo 2025, il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato di stare preparando un ordine esecutivo per imporre una tariffa milionaria su ogni approdo di una nave costruita in Cina che entrerà nei porti del Paese. È una misura che, secondo analisti e operatori del settore, potrebbe avere conseguenze dirompenti sull’industria energetica e sull’economia americana nel suo complesso. Bloomberg ha approfondito la questione in un articolo del 23 marzo 2025, rilevando che per il mondo della logistica l’impatto di questo provvedimento sarebbe peggiore dei dazi sulle merci importate, che dovrebbero entrare in vigore il 2 aprile 2025.
L'iniziativa s’inserisce nel quadro della strategia America First lanciata da Trump nella sua campagna elettorale per le presidenziali del 2024. L’obiettivo dichiarato è duplice: rafforzare l’industria navale statunitense e frenare l’ascesa della Cina nel controllo delle rotte commerciali globali. Ma secondo diversi analisti, anche statunitensi, la misura rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio.
Non è ancora chiaro l’importo delle tariffe, che da varie anticipazioni potrebbero variare da uno a tre milioni di dollari. Di sicuro colpirebbero migliaia di navi ogni anno, generando impatti a catena su tutta la filiera del trasporto marittimo. Nello specifico, sarebbero coinvolte tutte le imbarcazioni commerciali di costruzione cinese, incluse petroliere, gasiere e navi portacontainer, anche se battenti bandiere diverse da quella cinese.
Bloomberg riporta che l’American Petroleum Institute ha espresso forte preoccupazione per l’impatto che tali misure potrebbero avere sull’esportazione statunitense di petrolio e gas naturale liquefatto. Circa un quinto della flotta globale di petroliere – e una quota crescente di metaniere – è stata infatti costruita in Cina. Se queste navi fossero colpite dai dazi, i costi di trasporto aumenterebbero sensibilmente. "La competitività delle esportazioni energetiche statunitensi rischia di essere compromessa", ha dichiarato un portavoce dell’Api. Il timore è che i produttori americani si trovino improvvisamente svantaggiati sui mercati globali, proprio in un momento in cui gli Stati Uniti stanno consolidando il proprio ruolo di leader mondiale nell’export di Gnl.
Oltre al settore energetico, la misura potrebbe avere ripercussioni su larga scala. In uno scenario sempre più multipolare, una simile politica protezionistica rischia di creare “flotte parallele”, in cui armatori e operatori logistici riorganizzano le rotte per evitare le tariffe statunitensi. Questo potrebbe tradursi in una maggiore frammentazione del mercato e in inefficienze crescenti per la logistica globale. Secondo Bloomberg, anche se l’ordine esecutivo non venisse applicato in tempi brevi, la sola minaccia è sufficiente a generare incertezza tra gli operatori del settore. Alcune compagnie stanno già valutando il ritiro di navi di costruzione cinese dalle rotte statunitensi o la rinegoziazione dei contratti di trasporto a lungo termine.
Trump ha dichiarato che l’iniziativa punta a rilanciare l’industria cantieristica americana, oggi al margine a causa di decenni di delocalizzazione e concorrenza asiatica. Tuttavia, gli analisti mettono in dubbio l’efficacia di una misura tanto drastica in assenza di una strategia industriale organica. Senza investimenti massicci nella cantieristica domestica, formazione professionale e catene di fornitura, le tariffe rischiano di tradursi in un ulteriore aumento dei costi per gli importatori e in una perdita netta per l’economia statunitense.