L’india ha l’ambizione di rappresentare un’alternativa alla Cina come produttore globale delle merci, grazie anche alla sintonia del suo presidente Narendra Modi con quello statunitense Donald Trump. Però ha un enorme limite: la carenza d’infrastrutture portuali e la mancanza di una propria flotta di portacontainer. È vero che nel Paese ha sede la Shipping Corporation of India, però dispone solamente di quattro navi, che operano solamente nel cabotaggio. Per superare questo scoglio, il Governo ha annunciato la nascita di una compagnia dedicata al trasporto globale dei container, che si chiamerà Bharat Container Line (Bharat è il nome tradizionale dell’India).
Lo ha annunciato il ministro dei Trasporti marittimi Sarbananda Sonowal, secondo cui la nuova compagnia conterà su una flotta di cento portacontainer, di proprietà o noleggiate. I soldi ci sarebbero già, provenienti da un fondo di tre miliardi di dollari istituito per lo sviluppo marittimo e la compagnia nascerà tramite un modello pubblico-privato che coinvolgerà Shipping Corporation of India e la società petrolifera statale Bharat Petroleum.
Sonowal ha dichiarato anche che la Bharat Container Line inizierà a operare entro il 2025, anche se non ha precisato con quante navi e come reperirà portacontainer ed equipaggi formati. L’obiettivo è coprire le rotte globali, con connessioni verso Asia, Medio Oriente, Americhe ed Europa per raggiungere una quota del venti percento del trasporto marittimo di container da e per l’India entro il 2047. Ma le navi non basteranno a gestire gli ambizioni obiettivo di esportazione indiane. Se infatti la stiva che manca può essere fornita da altre compagnie, resta il nodo dei porti.
Il principale scalo indiano per i container è il Jawaharlal Nehru Port di Mumbai, che ha una capacità di 6 milioni di teu (con espansione a 10 milioni entro il 2029), che da solo gestisce il 55% del traffico che fa capo all’India. Seguono, il Mundra Port (nel Gujarat) con 5 milioni di teu, il Chennai Port (nel Tamil Nadu) con 1,2 milioni di teu e il Visakhapatnam Port (nell’Andhra Pradesh) con 512mila teu. Per affrontare questa carenza, il Governo indiano ha in cantiere progetti ambiziosi, tra cui spiccano il Vadhavan Port (nel Maharashtra), che a fronte di un investimento di 9,1 miliardi di dollari entro il 2029 dovrebbe movimentare 23 milioni di teu, e il Wadhawan Port (nel Dahanu), che entro il 2034 dovrebbe movimentare 10 milioni di teu.