Il 10 aprile 2020, la compagnia marittima danese Maersk ha comunicato alla società terminalista statunitense Global Container Terminals che dal 1° maggio non avrebbe più utilizzato il terminal container Gct Staten Island, dirottando le sue navi al terminal di Port Elisabeth, gestito dalla controllata Apm Terminals, dichiarandosi disponibile a pagare una penale di 5,5 milioni di dollari. Una decisione presa per le conseguenze della pandemia Covid-19, motivazione che però non ha soddisfatto la società terminalista.
Secondo la testata statunitense FreightWaves, che riporta la notizia, il contratto di utilizzo del terminal Gct Staten Island da parte di Maersk è valido fino al 31 dicembre 2022 o al 31 dicembre 2021, in quest’ultimo caso con un preavviso di sei mesi. Quindi, la Gct ha chiesto al Tribunale d’impedire l’abbandono di Maersk, ma senza successo. Poi ha avviato una causa civile per danni, ritenendo che 5,5 milioni di dollari non bastano per compensare la perdita delle portacontainer danesi, che avrebbe provocato un calo dell’attività del terminal del 45%. Un danno che gli avvocati della Gct valutano in decine di milioni di dollari.
Maersk nega qualsiasi illecito, appellandosi alla forza maggiore, e la compagnia ha dichiarato a FreightWaves che è “deplorevole che Gct abbia violato gli obblighi di riservatezza rendendo pubbliche le discussioni sulla composizione delle controversie”. La compagnia marittima afferma che la società terminalista sapeva con anticipo dell'intenzione di trasferire le portacontainer a Port Elisabeth. Ora la decisione spetta ai giudici.