Che conseguenza ha portato l'entrata in vigore dal 1° gennaio 2015 delle zone ECA (Emission Control Area) e l'obbligo di utilizzo di combustibili navali a bassissimo tenore di zolfo? Le compagnie di navigazione avevano preannunciato rincari nelle tariffe di trasporto e addizionali varie ma, al momento, l'impatto sul mercato è stato praticamente nullo.
Questo tema è stato al centro di un'approfondita analisi condotta dagli analisti di Drewry Maritime Research, per capire quali effetti sta avendo sui noli e sui bunker surcharge (rincari per il costo del carburante) l'avvento di queste nuove regole. Le stime dei mesi scorsi parlavano di un rincaro da gennaio 2015 di circa 29 dollari per ciascun teu trasportato sulla rotta tra Nord Europa e la costa est degli Stati Uniti, di 49 dollari sulla tratta Nord Europa-Golfo del Messico e 21 dollari tra Nord Europa e Asia. Nel Mediterraneo, fino al 2020 non è prevista l'introduzione di alcun tratto di mare ECA, quindi qualcuno ipotizzava semmai un vantaggio competitivo rispetto agli scali del Northern Range.
La realtà attualmente non lascia intravvedere grandi cambiamenti sul mercato dovuti alle nuove normative in tema di emissioni, dal momento che non tutte le compagnie di navigazione hanno applicato dei rincari e, soprattutto, molti caricatori e spedizionieri hanno avuto il potere contrattuale di rifiutare questi surcharge, dal momento che nei mesi passati il costo del petrolio e del bunker navale sono calati notevolmente.
Drewry sottolinea in particolare che, dato il notevole calo del BAF (Bunker Adjustment Factor) negli ultimi tempi sulla rotta Asia-Europa, un incremento nominale del 20% dovuto alle nuove aree ECA è stato irrilevante. Tra luglio e dicembre 2014, il costo del bunker è sceso del 44%, in misura ancora maggiore rispetto al BAF, che storicamente reagisce con un po' di ritardo rispetto all'andamento del costo del carburante e che quindi è destinato a calare ancora nei prossimi mesi. Nelle conclusioni, l'approfondimento di Drewry afferma che le resistenze dei caricatori e il crollo del prezzo del petrolio hanno fatto sì che, almeno per ora, venisse completamente neutralizzato il rincaro annunciato dai global carrier per l'obbligo di utilizzare carburanti nelle zone ECA.
Un'altra indagine, condotta questa volta dalla società di consulenza specializzata MEC Intelligence, ha analizzato quali tecnologie hanno adottato le società armatoriali per essere regola con la normativa che impone dallo scorso 1° gennaio il limite dello 0,1% di zolfo nelle emissioni navali nelle zone ECA (Emission Control Area). Le possibilità erano diverse: LSMGO (low sulphur marine gas oil), installazione di depuratori dei fumi di scarico (scrubber), LNG, metanolo, biofuel e altre. Ognuna di questa opzioni diventa più conveniente secondo dell'orizzonte temporale d'impiego delle navi, della rotta coperta, del cosiddetto payback period e altro.
L'indagine condotta da MEC Intelligence ha riguardato circa 70 società che hanno reso pubbliche le rispettive strategie d'azione su questa specifica materia. Risulta evidente che, tra quelle che hanno deciso di puntare su nuovi investimenti specifici, il 75% ha scelto l'installazione degli scrubber, anche perché il gas naturale liquefatto è visto come una risorsa alternativa per il futuro ma non per il periodo attuale. La maggioranza delle società esaminate, però, ha preferito al momento non procedere con nessun investimento specifico, rivolgendosi all'utilizzo del marine gasoil quando le navi entrano nelle zone ECA.
Nicola Capuzzo
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