La Norman Atlantic ha caricato più veicoli o persone di quanto poteva fare e la partenza dal porto di Igoumenitsa sia stata opportuna, viste le pessime condizioni del mare e dei venti? Questo è il primo nodo che i magistrati intendono dipanare nell'intricata vicenda del traghetto. Ma avere una risposta non basta però la testimonianza del comandante e dell'equipaggio, perché bisogna sentire anche la società che utilizzava la nave, ossia la greca Anek Lines. La società noleggiatrice aveva sicuramente interesse a riempire al massimo i garage e far partire la nave, però finora non sono emersi elementi che provano pressioni verso il comandante, che avrebbe dichiarato agli inquirenti che salpare è stata una sua scelta, perché riteneva di navigare in condizioni di sicurezza.
E così sarebbe probabilmente stato, se nel garage non fosse scoppiato un incendio. E su questo punto si aprono ben due capitoli. Il primo per individuare le cause. Ma fino a quando gli esperti non riusciranno a esaminare tutti i ponti non potrà esserci alcuna risposta. Anche in questo caso, voci incontrollate e senza alcuna conferma si sono susseguite: sfregamento delle autocisterne piene d'olio sul soffitto del garage, corto circuito, fornelletti accesi da clandestini o camionisti. Anche oggi, i ponti inferiori sono stati impraticabili per l'elevata temperatura e per alcuni focolai d'incendio ancora attivi nei ponti 1, 2 e 3. Per spegnerli, venerdì saranno usati cannoni ad acqua ad alta pressione, che spareranno liquido nebulizzato nei vari comparti della nave.
Il secondo capitolo sull'incendio riguarda la sua gestione durante la navigazione. Gli inquirenti vogliono analizzare ciò che resta dell'impianto antincendio del Norman Atlantic, per capire se possono esserci state anomalie. Poi devono ricostruire le attività dell'equipaggio durante il tentativo di estinguere le fiamme, considerando comunque che le pessime condizioni del tempo e del mare le hanno molto ostacolate. Questo capitolo è quindi connesso a quello sull'opportunità di salpare dal porto greco.
Il terzo capitolo riguarda le procedure di selvaggio dei passeggeri. Anche qua, le testimonianze mostrano discrepanze e misteri. Il comandante ha affermato di non avere mai dato l'ordine di calare le scialuppe, però due sono state ammainate con alcune persone a bordo. Ma finora non è ancora chiaro il loro numero. Inoltre, c'è il mistero della scialuppa trovata su una spiaggia albanese, senza persone, anche se dovrebbe essere stata abitata. Potrebbe essere quella dei naufraghi salvati da un cargo di Singapore, ma uno di loro afferma che erano rimaste a bordo circa cinquanta persone, che non riuscivano a risalire la biscaggina del mercantile. Ma di loro non c'è traccia.
Il quarto capitolo è proprio quello dei dispersi. Non esiste ancora un numero ufficiale, sia perché le liste degli imbarcati e quelle delle persone salvate e dei morti non corrispondono, sia perché nessuno sa ancora quanti erano gli eventuali clandestini a bordo della Norman Atlantic. Tra i dispersi ci sono anche due camionisti italiani (e nove greci). Ieri sera se ne è parlato alla trasmissione televisiva Chi l'ha visto? dove i familiari di uno dei due autisti, Giuseppe Mancuso, hanno rinnovato la richiesta d'informazioni.
© TrasportoEuropa - Riproduzione riservata
Puoi commentare questo articolo nella pagina Facebook di TrasportoEuropa
Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità sul trasporto e la logistica e non perderti neanche una notizia di TrasportoEuropa? Iscriviti alla nostra Newsletter con l'elenco ed i link di tutti gli articoli pubblicati nei giorni precedenti l'invio. Gratuita e NO SPAM!