Il 18 novembre 2022 la Procura di Napoli ha annunciato l’applicazione di alcune misure cautelari al termine di un'inchiesta che ha coinvolto quarantaquattro indagati con l’accusa di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, illecita concorrenza con minaccia e violenza. I due sostituti procuratori che hanno condotto l’indagine Henry John Woodcock e Giuseppe Cimmarotta sostengono che gli indagati siano coinvolti in un giro di corruzione per ottenere concessioni demaniali.
Secondo fonti non ufficiali, tra gli indagati ci sarebbe anche il fondatore di Msc, Gianluigi Aponte, accusato di corruzione e il traffico di influenze illecite in concorso per consentire l’accesso al porto di Castellammare di Stabia delle motonavi Apollo e Delfino I, che non avrebbero potuto accedervi perché più lunghe di quindici metri. Tra gli indagati ci sono anche quattro imprenditori, tre funzionari regionali, due architetti, un sottufficiale della Guardia Costiera e un ex senatore.
I militi della Guardia Costiera hanno notificato gli arresti domiciliari a nove persone, l’interdizione dal pubblico ufficio e l’obbligo di presentazione per due persone e l’obbligo di presentazione per quattro persone. La Procura ipotizza “l’esistenza di stabili e consolidati rapporti (anche di natura corruttiva) tra taluni imprenditori del settore marittimo e pubblici ufficiali intranei all’Unità Operativa Dirigenziale trasporto marittimo e demanio marittimo della Regione Campania, accordi inerenti a varie concessioni demaniali rilasciate e/o prorogate dal predetto ufficio e diretti ad alterare o turbare le procedure utilizzate per la scelta del concessionario e, più in generale, la gestione dei rapporti tra l’Ente Pubblico concedente ed i concessionari; tanto sarebbe avvenuto in cambio di denaro ovvero di altre utilità destinate ai suddetti pubblici ufficiali da parte degli imprenditori”.
Tale pratica, aggiungono gli inquirenti, “avrebbe di fatto consentito la concentrazione delle concessioni demaniali marittime in capo ai medesimi imprenditori, dando vita ad un vero e proprio ‘cartello’, che in taluni casi agiva secondo modalità mafiose”.