A Venezia è emerso, quasi a sorpresa, il progetto di un nuovo terminal container d'altura destinato a sorgere al largo di Chioggia e differente rispetto all'avveniristico porto offshore fortemente sponsorizzato dal precedente presidente dell'Autorità portuale, Paolo Costa, perché meno costoso, interamente finanziato da soldi privati ed economicamente più sostenibile. A sottoporlo a Valutazione d'impatto ambientale presso il ministero dell'Ambiente è stata la società Vgate, ugualmente partecipata dall'agente marittimo veneziano Alessandro Santi (che ne è anche il legale rappresentante), dall'architetto Cristiano Paro (studio P4) e da Eric Wilmer Aguilar (Agr Consultancy). Quest'opera definita "Terminal Plurimodale d'Altura VGATE" si collocherà secondo le intenzioni a circa 2,3 km dalla costa, su fondali di profondità superiore ai 16 metri e sarà collegata alla terraferma tramite due viadotti su cui si svilupperanno i collegamenti infrastrutturali stradale e ferroviario.
Il progetto, secondo quanto si legge nella documentazione pubblicata sul sito del ministero dell'Ambiente, prevede la realizzazione di una diga foranea lunga 3,84 chilometri al cui interno troverà spazio un terminal container in grado di ospitare contemporaneamente due navi portacontainer di ultima generazione con capacità fino a 18mila teu. Lungo la banchina, che ha uno sviluppo modulare (una lunghezza di 1,35 chilometri nella prima fase, aumentabile fino a 2,45 chilometri in una terza fase) troveranno posto i sistemi di sbarco e di movimentazione a piazzale altamente specializzato. Il nuovo terminal Vgate è stato progettato per raggiungere in una prima fase (entro i primi cinque anni dall'attivazione) una capacità di movimentazione pari a 500mila teu l'anno, nella seconda fase 1,2 milioni di teu/anno e in un'ipotetica terza fase (dopo dieci anni d'attività) la capacità aumenterebbe a due milioni di teu, ma richiederebbe un potenziamento del viadotto stradale e ferroviario con la penisola.
Nell'analisi economica si evidenzia inoltre che, "a differenza di altri progetti proposti nel recente passato, il disegno integrato del terminal d'altura Vgate è collegato a un ponte marittimo per la circolazione di camion e treni che risolverà la problematica della rottura del carico causato della mancanza di sufficiente fondale nel porto di Venezia per ricevere le grandi navi portacontainer richieste dal mercato di oggi, permettendo prestazioni competitive che saranno comparabili a quelle dei migliori terminali container al mondo".
Nella documentazione si legge ancora che "il terminal d'altura fornirà la prima fase di manipolazione dei contenitori dalle navi portacontainer proveniente d'Asia con un sistema terminalistico di ultima generazione altamente automatizzato che offrirà uno stoccaggio di breve giacenza dei contenitori che poi saranno trasferiti via camion, treni e chiatte per i depositi a lunga giacenza situati in diversi interporti nell'entroterra del porto per un secondo eventuale deconsolidamento più vicino agli utenti finali della la catena logistica (funzione di gateway)".
Il cronoprogramma del progetto prevede che nel triennio 2019-2021 vengano espletate le fasi di autorizzazione dell'opera, nel quinquennio 2022-2026 venga portata a termine la costruzione del terminal d'altura e delle opere accessorie e che venga realizzata la procedura di gara per la gestione del nuovo porto. Nel 2027 diverrebbe operativa la prima fase del progetto.
La realizzazione del terminal plurimodale d'altura avverrebbe con il ricorso a una procedura di finanza di progetto e, sottolinea Vgate, "nell'ambito di tale strumento si è provveduto a valutare che non è necessario alcun contributo pubblico". L'investimento stimato si aggirerebbe fra 1 e 1,5 miliardi di euro. Al paragrafo "Aumento selettivo della capacità portuale" si legge infine che "il programma prevede, laddove necessario in coerenza con la visione strategica delineata in precedenza, un aumento selettivo della capacità portuale nei segmenti Ro-Ro e container".
Nicola Capuzzo
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