Il canale di Suez non è chiuso come avvenne a marzo 2021 con l’incidente della Ever Given, ma seppure aperto a dicembre 2023 decine di navi lo evitano. In realtà evitano di passare nello stretto di Bab Al Mandab, che collega il Golfo di Aden col Mar Rosso perché rischiano di diventare bersaglio dei missili e dei droni degli Houthi yemeniti. Nel punto più stretto le coste dello Yemen e di Gibuti distano solo trenta chilometri e quindi gli Houthi possono facilmente colpire chi vi passa. Hanno dichiarato di farlo ogni dodici ore per sostenere i palestinesi di Gaza.
Diverse compagnie del container hanno sospeso la navigazione in questo stretto e alla mattina del 20 dicembre 2023 il numero delle portacontainer che hanno imboccato la rotta di capo di Buona Speranza per circumnavigare l’Africa è di 103 unità, per una capacità di 700mila teu, secondo quanto ha dichiarato all'emittente statunitense Cnbc Paolo Montrone, vice-presidente di Kuehne+Nagel. Si stima che il valore delle merci su queste navi raggiunga i 65 milioni di dollari.
La deviazione comporta un aumento dei costi, con conseguenze anche sui noli, e dei tempi di viaggio. Ma può portare anche un effetto negativo secondario: la carenza di container vuoti in Asia, a causa proprio del ritardato ritorno di quelli svuotati in Europa. E quindi ulteriori ritardi nelle prossime partenze asiatiche. Secondo Maersk, i ritardi potranno variare da due a quattro settimane. Infatti, la rotta di Buona Speranza allunga il viaggio di 3.400 miglia nautiche, corrispondenti a quattordici giorni.