Vincenzo Onorato non sui arrende e continua a tenere alta l'attenzione sulla battaglia per i marittimi italiani, preparando un nuovo asse politico con quegli schieramenti (Movimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia e Lega Nord) che hanno dimostrato di interessarsi al problema. L'occasione è stata una conferenza stampa per presentare uno studio sulla disoccupazione giovanile in Italia e la discussione non poteva che virare subito verso i temi dell'occupazione a bordo.
Il numero uno di Moby ha usato toni duri contro quel partito, il Pd, che ha prodotto una norma (il cosiddetto decreto Cociancich) volta a garantire l'obbligo di imbarco di marittimi italiani o comunitari sulle navi ro-ro e ro-pax attive nel cabotaggio fra porti nazionali. Esprimendosi sull'esito dell'ultima tornata elettorale e su quello che sta accadendo in questi giorni, Onorato ha affermato che "il Sud Italia ha dato un forte segnale di volere un cambiamento ed è stata una grande prova di democrazia. Ben venga un cambiamento radicale che spazzi via quei partiti che oggi rappresentato le lobby e non gli interessi della gente che lavora".
Onorato sembra però convinto che, seppure il decreto Cociancich abbia recentemente superato parzialmente l'esame di Bruxelles, il tentativo di riformare la legge istitutiva del Registro Internazionale delle navi (la numero 30 del 1998) debba ripartire daccapo. "Meglio ripartire da zero sulla riforma del lavoro marittimo, la legge va riscritta", ha dichiarato a margine della conferenza stampa, aggiungendo che "dev'essere eliminata la possibilità di fare accordi di flotta. Lega Nord, M5S e Fratelli d'Italia se vanno avanti con quanto promesso in campagna elettorale va bene. Fra Paesi europei devono operare navi battenti bandiere comunitarie e devono avere marittimi comunitari a bordo. Dev'essere eliminata la possibilità di fare accordi di flotta che deroghino a quanto previsto dalla norma". Il modello cui ispirarsi è quello del Jones Act statunitense, che risale al 1920.
Sempre a margine della conferenza stampa, il patron di Moby e Tirrenia ha dedicato qualche battuta anche al suo alleato in questa battaglia, quel Gianluigi Aponte che controlla Grandi Navi Veloci e Msc e con il quale Onorato ha messo in piedi una stretta alleanza (si pensi ai nuovi ordini di navi in Cina e alla gestione congiunta delle rotte verso la Sicilia). "A me Aponte piace da morire perché è una persona chiara. Per lui ogni cosa o è sì o è no", ha detto. Alla domanda se sia lecito attendersi per il futuro un'ulteriore evoluzione di questa collaborazione fra i gruppi Moby e Msc la risposta di Onorato è stata: "Me lo auguro".
Alla Borsa del Lussemburgo il valore del bond Moby da 300 milioni di euro con scadenza 2023 e rendimento 7,75% nel corso delle ultime due settimane ha subito un vero e proprio crollo. È passato dal 91% del valore di emissione all'attuale 78% per effetto del downgrade inflitto da Moody's il 14 maggio 2018, che ha declassato l'obbligazione da B1 a B3. Moody's nel suo report, oltre a richiamare quanto scritto dalla società di revisione Ey che ha messo in dubbio la continuità aziendale del gruppo, giustifica la decisione di declassare il bond sottolineando come veda poche possibilità di un'inversione di rotta del trend attuale dei risultati di Moby e pone in evidenzia il potenziale rischio di dover sborsare ingenti somme per la sanzione recentemente inflitta dall'Antitrust italiana per abuso di posizione dominante sulle linee con la Sardegna (29,2 milioni di euro contro i quali l'azienda ha fatto ricorso) e per la procedura avviata dalla Commissione Europea volta ad accertare se i contributi pubblici a Tirrenia siano o meno configurabili come aiuti di Stato.
Insomma, se entrambe questi contenziosi finissero con esito negativo, Moby rischierebbe di trovarsi nei prossimi 18 mesi a dover sborsare cifre che metterebbero in ginocchio i conti del gruppo secondo l'agenzia di rating. Sul fronte operativo, infine, Moody's non è convinta delle previsioni secondo cui le nuove linee avviate su Sicilia e Corsica andranno a break-even già entro il 2019 e richiama anche l'attenzione su alcune transazioni (il riferimento è a un immobile milanese venduto da Vincenzo Onorato alla società nel 2017) giudicate non nell'interesse dei creditori.
Nicola Capuzzo
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