È una vera e propria retata quella attuata all’alba del 5 maggio da ben 250 Finanzieri e 17 funzionari delle Dogane, nell’ambito di un’indagine aperta dalla Procura di Salerno per numerosi reati compiuti nel porto di Salerno. Nelle prime ore della mattina, i militi hanno eseguito 69 ordinanze di custodia cautelare per numerosi reati, tra cui spiccano peculato, corruzione, favoreggiamento personale, falso, traffico di influenze illecite, accesso abusivo a sistemi informatici, ricettazione, contrabbando e traffico internazionale di rifiuti.
L’operazione soprannominata Tortuga coinvolge enti pubblici e società private e, in particolare, riguarda funzionari doganali, personale sanitario, spedizionieri e dipendenti di società operanti nel porto di Salerno. Secondo gli inquirenti, alcuni spedizionieri avrebbero corrotto alcuni funzionari delle Dogane del porto di Salerno, fino al punto di compilare in anticipo e senza controlli i documenti che hanno approvato le spedizioni. La corruzione sarebbe stata pagata anche con merce scaricata dai container in ingresso al porto.
Aggiornamento delle 11.00: In una conferenza stampa della mattina del 5 maggio, gli inquirenti hanno fornito dettagli sull’operazione Tortuga. I Finanzieri hanno posto agli arresti domiciliari 39 persone, mentre per 21 persone hanno ricevuto un divieto di dimora e nove altre misure interdittive dall’esercizio negli uffici e delle professioni. Complessivamente sono indagate 87 persone e tra quelle coinvolte ci sono diciassette funzionari doganali, due avvocati, dieci privati, un dipendnete della Procura e un Finanziere. L’indagine è stata svolta per un anno e mezzo dalla pubblico ministero Elena Guarino e dal procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale.
Gli episodi contestati riguardano eventi banali, come l'asportazione di oggetti con poco valore dai container, sino al traffico internazionale di rifiuti e il contrabbando di sigarette. E proprio il contrabbando di tabacco ha dato origine all’indagine, sulla base di una segnalazione dell’Olaf, ossia l’ufficio europeo antifrode.
Aggiornamento delle 12.00: in una nota, la Procura di Salerno precisa che l’inchiesta è iniziata per un traffico di contrabbando di cinque tonnellate di tabacco per narghilè che formalmente doveva transitare nel porto di Salerno per concludersi in Marocco, ma che in realtà è stato venduto in Italia con un’evasione di diritti doganali pari a un milione e duecentomila euro. L’inchiesta, che ha usato anche intercettazioni audio e video, ha coinvolto pure un direttore a interim e un vice-direttore delle Dogane di Salerno per “condotte omissive per eludere le investigazioni dirette ad accertare i potenziali responsabili delle fittizie registrazioni doganali”.
Procedendo, gli inquirenti hanno scoperto altri fenomeni di corruzione relativi a finti controlli amministrativi e doganali, pagati sia in denaro, sia con altre utilità. Le riprese video hanno mostrato pure l'asportazione di piccole quantità di merce, anche di basso valore, dai container da parte di funzionari doganali, personale fitosanitario, spedizionieri, ausiliari doganalisti e dipendenti di società di facchinaggio.
Nell’indagine è finito anche un traffico internazionale di rifiuti che ha coinvolto due spedizionieri e altre sette persone e che ha portato al sequestro di oltre 60 tonnellate di rifiuti, oltre mille pannelli fotovoltaici e altrettanti accumulatori di elettricità rubati, tutti stivati in container diretti in Africa. Infine, due avvocati e un dipendente del ministero della Giustizia sono accusati di essere entrati nei sistemi informatici della Procura per scaricare informazioni che riguardano l’indagine, nell’interesse dei funzionari doganali sotto inchiesta.