La notte del 28 dicembre 2014 il traghetto Norman Atlantic, salpato dalla Grecia per Ancona, stava navigando al largo delle coste albanesi, quando nel garage del ponte 4 si sviluppò un violento incendio, che si diffuse nella nave, lasciandola per ore in balia di un mare in burrasca, che ha reso lunghi e difficili i soccorsi. Al termine del recupero, si contarono dodici morti e diciannove dispersi su un totale di 519 persone imbarcate. Dopo oltre tre anni d'indagine, la procura di Bari ha chiuso l'inchiesta con trenta persone e due società (Visemar e Anek Lines) indagate. Nel frattempo, il relitto è passato dal porto di Brindisi a quello di Bari, dove oggi è stato trasferito, al termine delle perizie e degli incidenti probatori, dal molo dodici al molo trenta.
La ricostruzione degli inquirenti è inquietante per la serie di inefficienze, negligenze ed errori svolti dall'imbarco al salvataggio dei passeggeri. Si comincia proprio con l'imbarco dei veicoli industriali, fase in cui mancò un piano di carico dei 128 veicoli pesanti, tanto che alcuni camion refrigerati (sui sessanta presenti in stiva) rimasero senza presa di corrente e dovettero viaggiare con il motore del proprio frigorifero accesso. E secondo gli inquirenti, proprio da uno di questi motori nacque l'incendio sul ponte quattro. Un evento che avrebbe potuto essere tenuto sotto controllo ma i periti hanno rilevato che l'allarme venne dato in ritardo, che l'impianto antincendio della nave non era idoneo e che fu attivato sul ponte sbagliato. Quindi, l'incendio di estese, fino a non poter essere più controllato dall'equipaggio della nave.
Gli inquirenti hanno rilevato carenze anche nella fase di evacuazione. L'accuso afferma che le scialuppe vennero calate senza un'adeguata messa in sicurezza dei ponteggi, causandone la caduta in mare con la morte nelle acque gelide di diversi passeggeri. La Capitaneria di Porto ha anche rilevato che, probabilmente per il panico, non tutti i membri dell'equipaggio avrebbe svolto le mansioni previste in caso di abbandono della nave, come la distribuzione dei giubbotti salvagente e l'organizzazione dell'imbarco sulle scialuppe. Sei marittimi sono anche accusati di avere abbandona la nave prima di terminare l'evacuazione.
I pubblici ministeri Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano contestano agli indagati a vario titolo reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime e numerose violazioni sulla sicurezza e al Codice della Navigazione. Tra gli indagati ci sono il rappresentante legale della Visemar, la società proprietaria della nave, due rappresentanti legali di Anek Line, la compagnia che lo aveva noleggiato, il comandante e ventisei membri dell'equipaggio.
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