Panama conta la più grande flotta commerciale del mondo: in un recente articolo, la BBC ha calcolato che nel registro navale dello stato centro-americano (che conta circa tre milioni di abitanti) sono registrate 3400 navi, solo trecento meno della Cina. Certo, Panama ha una vocazione marinara, grazie al canale, ma è noto che questo stato è il nido delle cosiddette "bandiere di convenienza", perché offre agli armatori diversi importanti vantaggi: oltre a una procedura di registrazione molto semplice, che si può fare anche tramite il web, Panama offre agli stranieri l'esenzione delle imposte e condizioni di lavoro molto economiche.
I primi a scoprire Panama sono stati i vicini statunitensi, che durante il proibizionismo vi registravano le navi passeggeri per aggirare il divieto di bevande alcoliche a bordo. Ma il boom si è avuto nel secondo dopoguerra, grazie ai vantaggi fiscali. E i sindacati europei se ne accorsero subito, tanto che avviarono una campagna contro le bandiere di convenienza fin dal 1948. Perché i primi a pagare il prezzo dei vantaggi di Panama sono i marittimi, malpagati e con regole di sicurezza minime.
Non sorprende, quindi, che la federazione europea dei sindacati dei trasporti International Transport Workers' Federation sta rilanciando questa campagna dopo le rivelazioni su migliaia di conti di stranieri nelle banche panamensi, raccolte sotto la denominazione di Panama Papers (il cui primo elenco degli italiani sarà pubblicato dall'Espresso l'8 aprile). "La ITF accoglie con piacere le rivelazioni sull'evasione fiscale, con la speranza che cambino il clima di approvazione tacita per questo tipo di comportamento socialmente pericoloso", scrive la confederazione in una nota diramata il 7 aprile.
"Registrare una nave sotto bandiera di convenienza comporta evasione fiscale", spiega Paddy Crumlin, presidente di ITF. "Riteniamo che debba esserci un collegamento genuino tra il reale possessore della nave e la bandiera, come afferma anche la Legge del Mare delle Nazioni Unite. La bandiera di convenienza rende difficile conoscere chi è il reale armatore".
Crumlin aggiunge che spesso i registri navali di convenienza non sono neppure tenuti da un'entità statale, ma da società private, come accade per la Liberia (seconda flotta mondiale) dove il registro è amministrato dalla società statunitense Liberian International Ship and Corporate Registry. Tramite la sua campagna, ITF chiede ai proprietari delle navi con bandiera di convenienza di firmare accordi che garantiscono condizioni minime per i marittimi e permettano i controlli a un network d'ispettori.
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